venerdì 10 febbraio 2012

Il mercato delle azioni

   In principio é  l'SPA. L'SPA é una sorta di joint venture: si fonda una società con una idea, si cercano dei finanziatori e si vendono le azioni. I finanziatori, di solito, sono persone che credono nell'idea ed investono i propri soldi a senso. Qualcosa del tipo “mi piace questa cosa della ruota, penso che avrà un futuro. Ho proprio qui un po' di denaro che non uso e voglio fare una scommessa”. Insomma, chi investe il denaro ha, in linea di principio, una idea di come e perché sarà  speso, e vuole compartecipare agli utili. E la borsa? La borsa è l'apertura ai finanzieri delle aziende. Le aziende che abbisognano di denaro e non hanno argomenti seri per ottenerlo si quotano in borsa, mettendosi nelle mani di finanzieri che giocano al rialzo o al ribasso tipicamente ignorando cosa faccia esattamente l'azienda in questione e, spesso, guardando solo le derivate degli indici
(cosa  demenziale dal punto di vista matematico ma, ancora di più, dal punto di vista logico).

   In pratica abbiamo da un lato quello che dice “cazz.. quanto è buona la nutella. Secondo me la Ferrero non può certo andar male, ho qui qualche soldo che non so come far fruttare e voglio proprio comprarmi un po' di azioni” e resta scornato, perchè in linea di principio chi possiede azioni della Ferrero non è mica scemo, sa benissimo che la nutella è la miglior invenzione dopo l'acqua calda e col cavolo che le vende, anzi, la Ferrero non è neppure quotata in borsa; dall'altra parte abbiamo quello che dice: visto l'andamento del mibtel, lo storico e l'andamento di questo titolo confrontato con quello di questo e di quest'altro, la differenza fra il prezzo di vendita ed il prezzo di acquisto ed altri parametri sempre comunque scorrelati con quello che l'azienda effettivamente fa, compro questo e vendo quest'altro, sapendo che questo cambierà il mercato in modo tale che rivendendo prima che altri lo facciano (tipicamente parliamo di frazioni di secondo) posso guadagnare lo 0,0001%.  Se ci riflettete lo 0.0001 % al secondo è come dire lo 0.006 al minuto che è come dire il 0,36% l'ora che è come dire, considerando 8 ore di contrattazione, il 2.88% al giorno che, considerando una settimana di 5 giorni, sono il 14.4% la settimana, ovvero il 748.8% l'anno, senza considerare il tasso composto, che è enormemente maggiore(1). Ovvio che, potendo scegliere come investire il proprio denaro, la seconda opzione è meglio della prima (e quando mai un titolo, fosse pure l'incomprabile Ferrero, cresce il proprio valore di 749 volte in un anno). Per questo motivo gli investitori si sono attrezzati di computer e linee sempre più veloci, in grado di approfittare in tempi sempre più brevi delle minuscole variazioni di valore di un titolo e, in questo modo, detto per inciso, sono entrati in una situazione di stallo, perché le microperturbazioni provocate dei loro movimenti sono comunque tali da vanificare spesso i loro sforzi; altri, più furbi, hanno invertito la tendenza ed usano strategie basate sull'andamento del mercato durante le chiusure e le aperture delle borse (per cui cercano di sfruttare il trend giornaliero, strategia che garantisce profitti minori ma relativamente certi), altri ancora sfruttano le oscillazioni fra i comparti, o altri metodi ancora più astrusi. Tutti questi investitori, però, hanno una cosa in comune, ignorano completamente le realtà delle aziende delle quali scambiano i titoli e, anzi, considerano la realtà, tipicamente imprevedibile, una fastidiosa perturbazione del sistema economico. A questo punto sorge spontanea una domanda: ma il fatto che la mia azienda sia solida, in attivo, orientata al futuro ecc. ecc. ecc. è premiato da questo sistema? Poco, anzi pochissimo. Chi gioca sulla derivata non è minimamente interessato al valore del titolo, solo alle sue variazioni. Poter controllare o prevedere le variazioni di un titolo (specie se sono grandi) è l'indice di preferenza. Insomma, non c'è nessuna relazione reale fra gli scambi dei titoli delle aziende quotate in borsa e l'effettiva realtà aziendale, al punto che le aziende non in crisi, quelle che credono in sé stesse e nella loro gestione, difficilmente si quotano in borsa. Ed allora? Aboliamo le borse? Bè, sarebbe in linea di principio un'ottima idea. In fin dei conti perché mantenere una intera genia di persone che guadagnano un mucchio di soldi giocando con le figurine? Però resta il fatto che alle volte le aziende, proprio perché sane, hanno bisogno di denaro. Voglio dire, ipotizziamo che io abbia scoperto (magari fosse così) l'evoluzione della Nutella: diciamo che ho la formula di una cosa più buona della Nutella, che non fa ingrassare, che non fa male alla salute e che, se ne mangi troppa, non ti fa venire il mal di pancia. Ovvio che il mio giro di affari cresce enormemente; devo cavalcare l'onda e conquistarmi il mercato prima che la Ferrero mi fermi lanciando un altro prodotto equivalente o migliore del mio, solo che non ho i soldi per farlo. Che faccio, li chiedo alle banche? Difficilmente me li daranno, le banche sono bestie torpide, non credono nelle idee, solo nei numeri. Se io ho una azienda che fattura 100 non mi presteranno mai 1000 o 10000 solo perché ho delle potenzialità. Cerco investitori? Questa è una strada, ma non è facile trovarne d'acchito. Certo, se proponessi l'affare al signor Ferrero probabilmente mi finanzierebbe volentieri, anzi, pagherebbe sicuramente un monte di soldi, ma in cambio vorrebbe certamente la maggioranza ed io vorrei tenere il controllo della mia azienda. Mi piacerebbe che tanti piccoli investitori credessero in me e mi dessero i loro risparmi, ma mi piacerebbe anche che il più grosso dei loro pacchetti fosse abbondantemente più piccolo del mio, in modo da mantenere il controllo della cosa. Come fare? Ecco, in questo caso la borsa ha un senso, la borsa dovrebbe essere il link fra le aziende in cerca di investitori e gli investitori stessi, ma si dovrebbero evitare tutti i giochi al rialzo o al ribasso. Chi investe dovrebbe sapere in cosa investe e perchè (investo sulla nutella 2 perché è buona e credo che renderà dei soldi), ma questo è esattamente il contrario di quanto succede oggi nelle borse.
   Ed allora, se non vogliamo abolire le borse, come cambiare la mentalità degli investitori? Secondo me un modo ci sarebbe: eliminare il real time dagli investimenti ed effettuarli in batch, con cadenza giornaliera (o anche settimanale) e vietare la vendita di azioni prima che sia passato un certo tempo (diciamo un mese) dal loro acquisto. Certo, i grandi gruppi di investimento non saprebbero più cosa fare (e probabilmente si opporrebbero a questo) ma, tutto sommato, chi se ne frega. Loro potrebbero continuare a scambiarsi le figurine delle aziende farlocche mentre le aziende “sane” potrebbero quotarsi in borse altrettanto “sane” e, col tempo, probabilmente nascerebbe una certa sfiducia nei confronti delle prime (ma forse mi illudo troppo sul buon senso umano) e, alla lunga, finirebbero per morire d'inedia.
   Comunque, la regola di base dovrebbe essere la seguente: chiunque pensa di guadagnare investendo in azioni più di quanto guadagnerebbe investendo lo stesso denaro in una attività industriale o commerciale (cioè poco se investo in una attività già avviata e priva di rischi, molto se investo su una idea con un grosso rischio di perdere il mio capitale), non ha capito a cosa servono le società per azioni, sta giocando con le figurine e, quando riesce nel proprio obbiettivo, ruba denaro che dovrebbe servire per sostenere le aziende e farle lavorare nel migliore dei modi.
   Per finire vorrei dire che sarebbe bene investire il denaro in casa propria. Non ha senso finanziare aziende straniere con i propri risparmi, perché in questo modo si creano delle situazioni di grande scompenso portando gli utili delle aziende fuori dagli stati dove vengono prodotti, e la cosa favorisce la disoccupazione negli stati che applicano una corretta regolamentazione delle condizioni di lavoro da un lato, e condizioni di lavoro disumane dell'altro. Quando si decide di investire denaro in aziende straniere, sarebbe quanto meno logico farlo con aziende di paesi che hanno un costo del lavoro simile a quello del proprio.

(1) I primi ad applicare questo sistema sono, effettivamente, diventati molto ricchi.

2 commenti:

  1. Il Borsa è necessario ed i mercati finanziari sono un fatto. La speculazione dovrebbe potere essere bloccata. Si non può impedire neanche le persone di investire!

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    1. Bé, mi sembra che tu dica le stesse cose che dico io no? La borsa é necessaria e non si può impedire alle persone di investire, ed io sono perfettamente d'accordo, la speculazione andrebbe bloccata, ed é esattamente quello che dicevo io, basterebbe imporre delle regole che vietino di giocare sulle piccole variazioni e sul breve termine. Per il resto, se chi ha qualche soldo sotto il materasso vuole investirlo, bene, che problema c'è, solo che lo faccia credendo all'azienda, non alle fluttuazioni periodiche.
      Ciao, Paolo.

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