martedì 7 febbraio 2012

siamo degli oggetti

   Domenica mi sono rotto un polso. Fa un male boia, è una grandissima seccatura ma, almeno, si aggiusta. Comunque, domenica sera mi rompo il polso e lunedì, visto il male, decido di andare in pronto soccorso per vedere cosa è successo esattamente. Penso che, con la neve, il freddo straordinario e tutto il resto, probabilmente mi convenga andare al traumatologico dello IOR piuttosto che al più generalista pronto soccorso del S. Orsola e, probabilmente, mi sbaglio, perché trovo molte altre persone che, come me, sono cadute giocando nella neve o, più banalmente, sono scivolate sul ghiaccio, ma comunque, vista la sospetta frattura, mi assegnano un codice giallo e così, nel giro di un quarto d'ora, mi visitano e mi fanno una lastra. Poi...poi più niente. L'ingresso in P.S. è stato registrato alle 10 e 45; alle due di pomeriggio ancora nessuna notizia, vedo un grande viavai di persone, due fratture multiple scomposte, una di una signora, ad un piede, una di un uomo, non so bene dove, diverse fratture banali come la mia, slogature e distorsioni, ma nessuno che mi dica cosa ho.
   Ad un certo punto, vedendo la persona che mi ha visitato ferma in corridoio, fra un paziente e l'altro, le chiedo con cortesia se mi può dire cos'ho. Questa, evidentemente seccata, mi risponde che hanno delle priorità e che devo aspettare. Le dico che, avendo fatto la lastra quasi tre ore prima, vorrei semplicemente sapere che cos'ho, poi, è ovvio, se c'è da aspettare aspetto. Salta su un infermiere che, dopo avermi chiesto come mi chiamo, mi dice che non hanno ancora visto le mie lastre, poi un chirurgo che dice che no, le mie lastre le ha viste lui, che c'è una frattura "benigna" al polso e che sono in coda per il gesso.
   Ora, non voglio discutere sui tempi. Assieme a me hanno registrato un ragazzo con il medesimo tipo di frattura, e se ne è andato almeno due ore prima di me. Tante altre persone entrate dopo di me hanno finito molto prima di me, alcune con codici verdi o bianchi, ma sicuramente, non lo metto in dubbio, c'è frattura e frattura e, comunque, io non mi sono lamentato del dolore, visto che tanto lamentarsi non serve e questo, probabilmente, influisce sulla priorità. Insomma, non è del brodo grasso che mi voglio lamentare, so perfettamente che in alcune città d'Italia i P.S. sono delle bolgie infernali dove si aspetta molto di più per poi non venire curati in modo accettabile, ma non è questo il problema.
   Il fatto è che mi hai visitato e fatto la lastra a tempo di record e così hai risolto il tuo problema perché:
  • sai che sono stabile e posso aspettare senza conseguenze;
  • hai rispettato i tempi di attesa massimi previsti dal protocollo.
    Ora, capisco che la sala gessi è occupata, che il mio caso non è urgente perché comunque la frattura è semplice e composta, che in sala d'attesa c'è una supergnocca infortunata e che gli infermieri ed i praticanti sono occupati con lei (praticamente una processione dietro la sedia a rotelle) ma, per favore, dopo aver risolto il tuo problema vuoi per favore perdere quindici secondi per risolvere anche il mio, e dirmi che cos'ho e quanto, più o meno, dovrò attendere in modo che io possa in un qualche modo regolarmi per il pranzo?
   I pazienti non sono cose, sono persone. Capisco che sia più pratico considerarli oggetti, o numeri, ma non lo sono. Del resto, se volevi manipolare oggetti, perché mai hai scelto di fare il chirurgo, l'infermiere o l'ortopedico. Potevi fare il meccanico, l'ingegnere, il magazziniere o tanti altri lavori ancora dove non si interagisce con delle persone ma con delle cose. E poi, per favore, capisco di non essere un medico ortopedico, ma ho passato metà della mia vita a studiare, esattamente come te. Vuoi per favore dire le cose come stanno, evitando tecnicismi inutili ma senza prendermi per un idiota? A me interessano poche cose:
  • cos'ho;
  • che terapia applicare;
  • ci sono possibili alternative;
  • quali saranno le conseguenze a breve ed a lungo termine;
  • fra quanto (ore, minuti) mi chiamerete per il prossimo passo.
   Se rispondi brevemente a queste domande, diciamo che ci perdi trenta secondi, o persino un intero minuto, hai risolto non solo il tuo problema, ma anche quello del paziente, che non è poco.

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