Il simbolo del riciclo |
frigorifero, del resto, la cosa andava in modo analogo solo che, in questo caso, i vecchietti coinvolti erano almeno due, visto il peso dell'oggetto in questione.
In quell'epoca, del resto, sulle nostre colline non c'era ancora la raccolta dei rifiuti, e ci si arrangiava con il letamaio del contadino (ottimo per tutto quello che era in un qualche modo organico), una buca per seppellire i metalli e la "masera" dove buttare il vetro. La plastica si bruciava, perché a quei tempi la diossina non era ancora balzata agli onori della cronaca, in vecchi bidoni da combustibile nei quali si ricavava una finestra per l'areazione. Del resto, c'è da dire che, all'epoca, di plastica non ne girava poi tanta.
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Raccolta oli alimentari |
Riutilizzo creativo di bottiglie in vetro |
Per la plastica, il discorso sarebbe lungo e complesso. Certo, la si può riciclare, ma ha senso? Se noi togliamo la plastica dall'indifferenziato e questo finisce, come capita a Bologna, nell'inceneritore, dobbiamo tener presente che, in mancanza di un rifiuto combustibile, viene iniettato gasolio per alzare la temperatura delle fasi finali di combustione sopra la fatidica soglia dei 700 °C ed evitare la formazione di diossina. Questo, se i rifiuti contengono abbastanza plastica, non avviene. A Bologna, quindi, mi sentirei di dire, ma sono dispostissimo a discuterne, che il riciclo della plastica è pura demagogia. In città dove l'indifferenziato finisce in discarica, invece, è ovvio che la plastica andrebbe separata. Teniamo però presente che dalle materie plastiche, per pirolisi, è possibile estrarre un olio minerale combustibile che, tutto sommato, forse ha un valore maggiore sia economicamente che in termini di risorse della plastica riciclate che, in fondo, è pur sempre un prodotto di scarsa utilizzabilità. Le obiezioni circa la produzione di diossina verrebbero a cadere con impianti operanti in atmosfera priva di ossigeno.
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Impianto digestore di Merano |
Insomma, riciclare correttamente, oltre che richiedere un lavoro di selezione, svolto a monte e molto accurato, non è poi così semplice. Ci vogliono impegno, cultura e volontà politica. Impegno da parte di tutti, cultura da parte degli utenti finali del servizio, in modo da scegliere con saggezza e rifiutare gli atteggiamenti demagogici tipici delle amministrazioni comunali, volontà politica perché, malgrado tutto, senza una ben precisa presa di posizione delle giunte e dello stato, volta a penalizzare l'indifferenziato ed a premiare il riciclo, non si giungerà mai a capo di nulla. Basti pensare che ci sono migliaia di persone (mafia e camorra comprese) che guadagnano sull'attuale sistema di raccolta dei rifiuti e che le aziende produttrici di prodotti di consumo non sono obbligate per legge all'uso di imballi riciclabili, per rendersi conto che ci vorrebbero provvedimenti antipopolari per raggiungere un risultato. Non per niente i comuni del Trentino Alto Adige sono i più avanti in questo settore. Là, oltre alla mentalità rigida delle persone che, in questo caso, aiuta, non hanno criminalità organizzata e, specialmente, vivendo in massima parte di turismo, hanno ben chiaro che se tutti fanno le cose per bene, se aria ed acqua restano pulite, se si raccolgono le cartacce invece di abbattere gli alberi, è un guadagno per tutti.
Certo che, permettiamoci per un attimo di sognare, se i bidoni del pattume fossero intelligenti ed accettassero solo sacchi chiusi e da persone che si sono identificate con un badge, in modo da far pagare le tasse di smaltimento in base all'effettivo consumo, e se tutto ciò che ha un effettivo valore potenziale si dovesse consegnare in centri di raccolta appositi dove, sempre con l'apposito badge, ci venisse riconosciuta la consegna del materiale, in modo da detrarre l'utile prodotto dal suo riciclo dai costi di smaltimento del differenziato, probabilmente riciclare diventerebbe più normale. In fin dei conti se c'è una cosa che la maggior parte delle persone capisce benissimo è proprio la logica del denaro. Perchè questo potesse funzionare, però, sarebbe indispensabile che la gestione fosse trasparente, che la vendita del materiale da riciclare avvenisse per aste pubbliche e che il prezzo di base fosse stabilito a livello statale. Che non venisse impiegato, per queste attività, più personale del necessario e che, ma questo è proprio un sogno, il suddetto personale venisse preso per mobilità da altri ruoli meno "utili" nell'ambito delle pubbliche amministrazioni.
Il video precedente, girato in Germania, mette in evidenza come sia possibile gestire i rifiuti di vetro e plastica in modo automatizzato riconoscendo a chi differenzia un piccolo valore commerciale. Insomma, se riciclato in modo corretto, il rifiuto vale ancora del denaro. Questo è vero, ovviamente, anche per il rifiuto metallico e cartaceo e, in particolare, per le lattine di alluminio, materiale costoso e facilmente riciclabile che però, in Italia, sembra essere trattato alla stregua degli altri metalli.
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Distributore di vino sfuso in un supermercato |
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Distributore di detersivo in un supermercato |
Compriamo solo roba di qualità, durevole ed affidabile, e ripariamola o facciamola riparare quando si guasta invece di sostituirla. Evitiamo di buttare via le cose che non ci servono o che vorremmo sostituire, portiamole invece in un mercatino dell'usato o, se la cosa ci disturba per un qualsiasi motivo, regaliamole ad un ente di beneficenza di quelli che poi organizzano i mercatini. Specialmente evitiamo, in linea di principio, di comprare cose che non ci servono veramente.
Un'altro punto sul quale possiamo agire, è quello di rifiutare, per principio, di acquistare cose prodotte o vendute da aziende che si fanno pubblicità con volantini. Ma come, siamo nel 2012, abbiamo il PC, internet, la posta elettronica, il televisore, la radio e il telefonino e ci devono propinare i comunicati commerciali su carta? Ok, carta riciclata, e allora? Forse perchè è ricilata non ha impatto ambientale? Ed il combustibile usato per trasportarla, quello non è uno spreco?
Insomma, pensiamo ogni volta che compriamo qualcosa, anche a quanto di quello che paghiamo serve per acquistare il prodotto, e quanto per acquistare una confezione accattivante, o il meccanismo pubblicitario nbascosto dietro al prodotto stesso, e regoliamoci di conseguenza. Agendo in questo modo non ci limiteremo a riciclare una parte dei nostri rifiuti ma limiteremo il quantitativo di rifiuti prodotti, colpendo il male all'origine, prima che abbia la possibilità di fare danno. Ed ora, vi lascio con un piccolo compito per casa: provate a riflettere sui rifiuti fognari. E' possibile produrre denaro ricilando merda? La risposta nei prossimi post.
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