martedì 25 febbraio 2014

Non ne sentivamo il bisogno

Basta, quando è troppo è troppo. Ho iniziato a studiare informatica quasi 40 anni fa, quando un mini aveva un processore a 16 bit, 32 K di RAM, degli hard disk amovibili da 5 mega, occupava una stanza dedicata (e climatizzata) e, da solo, serviva una cinquantina di utenti simultaneamente. Gli editor erano editor di linea, i terminali non erano quasi mai grafici e, salvo casi eccezionali, erano rigorosamente in bianco e
nero. Un computer costava parecchio di più di una automobile e non lo si usava certo per fare cose non indispensabili, nè si pensava di usare tempo di calcolo per far comparire icone animate, cani scodinzolanti vistiti da Sherlok Holmes o altre amenità del genere sullo schermo degli utenti. I primi personal (ebbene si, anche allora c'erano i personal) avevano sistemi operativi come il CP/M e servivano per lavorare consentendo, incredibile miglioria, alle segretarie di scrivere ed impaginare lettere in modo esemplare. Non si usava il PC per la posta elettronica, si usava il telefono e, di conseguenza, si aveva l'abitudine di pensare prima di parlare. Non si usava neanche il PC per scrivere due righe, si usava al limite la macchina da scrivere, notoriamente priva di correttore ortografico e, di conseguenza, alle segretarie era richiesto di conoscere l'italiano, la grammatica e la dattilografia. I programmatori dovevano fare conto con i limiti dell'hardware, e così i nostri videogiochi si riducevano ad adventure in linea di testo, chi della mia generazione non ricorda "avventura nel castello". Non avevamo animazioni e già space invaders richiedeva un hardware dedicato, così invece che rincoglionirci davanti ad uno schermo eravamo costretti ad uscire di casa, magari per andare a giocare a pallone. Certo, eravamo primitivi...e non stavamo peggio di ora.
   Quarant'anni di evoluzione e, devo dirlo, mi vengono in mente ben poche applicazioni di questa ipertecnologia che abbiano veramente migliorato la nostra vita o la nostra speranza di vita, e se mi si obietta che l'evoluzione della tecnologia informatica ha migliorato la qualità della medicina, mi viene da dire che si, è vero, oggi disponiamo di strumenti che una volta non ci sognavamo neanche, ma che questo miglioramento degli strumenti ha coinciso con un tale abbandonarsi a loro da parte della classe medica che, alla fine, tutti questi vantaggi non ci sono stati. Faccio un esempio: oggi abbiamo strumenti computerizzati che possono, in pronto soccorso, determinare il livello di ossigenazione del sangue con una approssimazione centesimale ma in compenso non abbiamo più il personale che, semplicemente guardando il tono di colore della pelle, poteva diagnosticare una ipoossigenazione. Stiamo davvero meglio di prima?
   Comunque sto andando fuori tema, non è esattamente di quanto è successo che volevo parlare, ma di quello che sta succedendo. Intel, tanto per cambiare, ha realizzato un minicomputer delle dimensioni di una scheda SD card, completo di memoria di massa, processore dual core, RAM, interfaccia WIFI e così via. Riporto uno dei commenti entusiasti della stampa: "il CEO della casa di Santa Clara ha mostrato dei concept di diversi prodotti, chiamati Nursery 2.0. Trattasi di prodotti dedicati ai bambini che chiaramente saranno dotati di Edison, tra cui vi è uno scalda latte intelligente che inizia a riscaldarsi quando sente il bambino piangere in determinate condizioni (in abbinamento a un altro dispositivo connesso, come quello descritto di seguente), oppure una tartaruga giocattolo integrata in una tutina che è in grado di monitorare i parametri vitali del bambino e di riportarli al genitore."
   Ecco, mi sembra evidente che il CEO della casa di Santa Clara non abbia mai avuto un figlio o, nel caso, che non l'abbia allevato lui. Chiunque abbia maneggiato un bambino sa perfettamente che non è certo accendere il biberon il problema maggiore e che le tutine dei bambini...vanno in lavatrice a 60° con il napisan, la varechina, il perborato o, più in generale, con un miscuglio di prodotti chimici sufficente ad eliminare macchie di pappa e di latte, rigurgiti e merda (merda santa, dicono le mamme, ma sempre merda), e che qualunque prodotto in grado di eliminare le suddette macchie è perfettamente in grado di mangiarsi qualunque sensore presente nella tutina, sempre che non se lo sia già mangiato il bambino (non sono molti gli oggetti tecnologici in grado di resistere alla saliva, unico fluido basico del corpo umano).
   Vorrei che il CEO di Intel, ma non solo lui, ci sono molti inventori di cose inutili al mondo, dedicasse un po' di tempo e di miliardi nel cercare non tanto il modo di aumntare la densità di MIBS e MFLOPS nei circuiti, quanto il modo di sfruttare quelli che già abbiamo in modo utile per la società e per gli individui. Seguendo questa strada si protrebbe arrivare a scoprire, ad esempio, che il programma di alfabetizzazione informatica del terzo mondo, previsto dall'ONU e dalla FAO, non rende più felici gli africani, ma che magari un programma di educazione potrebbe riuscirci benissimo. Il famoso computer da 100 $ potrebbe, quindi, essere una bellissima sega mentale mentre una semplice scuola dove ti insegniano cose banali ma quotidiane (ad esempio come evitare di prendersi l'HIV) potrebbe avere un suo perché.

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