lunedì 6 agosto 2012

Perché non mangiare le banane col bollino blu

Una banana alternativa

   Beh, in realtà non è solo di Chiquita che vorrei parlare, ma di tutte le multinazionali delle banane e quindi anche di Dole, Del Monte, Fyffes e Noboa. Cosa hanno in comune tutte queste aziende? Semplice, da sole muovono quasi il 90% del mercato delle banane nel mondo, lasciando a fatica il restante 10% ai commercianti locali, alle produzioni europee ed alle aziende legate al commercio equo solidale.
uso alternativo delle
banane
   Che cosa c'è di male in questo? Tralasciando le condizioni di lavoro della mano d'opera impiegata nel settore, tralasciando il fatto che hanno incentivato un solo tipo di cultivar, la cavendish, minando alla base la biodiversità di una specie, a parte il fatto che approfittando delle caratteristiche di conservabilità di questo frutto lo hanno proposto ed imposto invece di altri che non si prestano altrettanto ad un processo industriale ma che sarebbero ben più meritevoli dal punto di vista nutrizionale, che impongono metodi di coltivazione assolutamente non
sostenibili e che le trasportano per mezzo globo quando non sarebbe necessario niente, a me in fondo le banane piacciono, perché mai parlarne male. Ed infatti non è con le banane che ce l'ho, ma con chi le commercializza in modo bieco.
Per coltivare le banane
serve sostanzialmente
solo tanta acqua
   Iniziamo col dire cosa serve per fare le banane. Per fare le banane servono un clima che va dal tropicale al temperato e tanta acqua. Il banano, specie in alcune sue cultivar, regge al freddo con relativa facilità, ma non tollera la mancanza di acqua. Può, però, essere coltivato in serra e questo, con un impianto di condensazione, consentirebbe di riciclare l'acqua evaporata dalle sue grandi foglie riducendo il costo idrico e rendendolo accettabile anche  in zone come la Sicilia, il Sud dell'Italia o la costa Sud della Spagna, tipicamente povere di acqua. In Europa, incredibilmente, l'unico paese in cui le Banane si coltivano in modo intenso è l'Islanda, a riprova del fatto che basta tanta acqua, e l'Islanda è forse il paese europeo più ricco di acqua, per coltivare le banane. Beh, in realtà l'Islanda non ha solo l'acqua, ha anche l'energia geotermica, ottima per scaldare le serre, ma noi abbiamo il sole e anche quello, quando si tratta di fare caldo, il suo lavoro lo fa.
Banana de oro, una varietà
brasiliana destinata al consumo
locale e particolarmente buona
   Comunque, tornando alle banane, iniziamo subito con lo sfatare un mito. Le banane si raccolgono acerbe, sempre, anche per il consumo locale. Quando andate in un paese tropicale e mangiate delle banane indimenticabili, di quelle che dopo averle assaggiate non riuscite più a digerire le Chiquita per un anno, non è perché siano state staccate mature, è perché sono varietà nettamente migliori ma che per un mucchio di motivi non si prestano all'interesse delle multinazionali che vogliono trasportarle in nave per mezzo mondo ed accumularne scorte per un anno intero. Insomma, le nostre cavendish sono banane di serie B(1), roba che un ignaro africano potrebbe guardare stupito domandandoci se è vero che vogliamo mangiare proprio quelle lì. Ed in effetti, quando compriamo i "bananitos" del commercio equo solidale, di solito ci troviamo con un prodotto nettamente diverso e, a mio parere, superiore.
   In ogni modo, tornando alle multinazionali delle banane, proviamo a seguire un po' l'iter di questo frutto dalla pianta fino a casa nostra. Diciamo che le banane vengono prodotte da aziende controllate al 100% dalle multinazionali che, in questo modo, possono imporre il prezzo del prodotto. In queste aziende, vista la coltivazione intensiva di grandi estensioni in monocultivar, è necessario fare uso di grandi quantitativi di antiparassitari, teratogeni e cancerogeni, che provocano molte vittime fra i coltivatori e, temo, anche fra i consumatori. I lavoratori percepiscono compensi bassissimi ma, non essendo direttamente dipendenti delle multinazionali, queste possono mantenere una parvenza di rispettabilità. I tentativi di modificare questa situazione spesso sono stati soffocati nel sangue, come nel caso del colpo di stato del 53 in Nicaragua. Le banane, come già detto, vengono staccate ancora verdi ed in questo stato possono restare anche per molto tempo, a temperature inferiori ai 12°C ed in assenza di etilene. Questo  ne consente il trasporto via mare, in apposite navi dotate di celle refrigerate. Il raccolto si effettua tutto l'anno ma, anche così, una volta a destinazione le banane vengono conservate in grandi magazzini refrigerati da dove, su richiesta della distribuzione, vengono prelevate e portate a maturazione per mezzo di un graduale innalzamento della temperatura e dell'introduzione di etilene (l'ormone di maturazione della frutta). La banana maturata ad hoc giunge quindi al negozio e, da qui, sulla vostra tavola. Durante questo processo si sono consumati grandi quantitativi d'acqua, nelle culture intensive si è impoverito il terreno, si è prodotta diossina in quanto i grandi sacchi di polietilene con i quali si rivestono i caschi durante la maturazione vengono smaltiti semplicemente bruciandoli e si è consumato combustibile per il trasporto e per mantenere la temperatura delle celle frigorifere.
   Ora, se la banana non rappresentasse, da sola, una percentuale più che considerevole dei frutti consumati in Europa e, addirittura, in Italia, paese produttore di frutta per eccellenza, tutto questo non sarebbe un problema. Consumare occasionalmente qualcosa prodotto secondo un processo non sostenibile non è poi così grave, ma si dà il caso che la banana (assieme al kiwi per altro) stia sempre più soppiantando gli altri frutti sulle tavole degli italiani e degli europei in generale, ed a questo punto occorre farsi una domanda, perché?
   La banana ed il kiwi sono frutti che hanno le seguenti desiderabili caratteristiche dal punto di vista della distribuzione:

  1. Si possono avere tutto l'anno;
  2. Sono sempre uguali a sé stessi, non riservano sorprese al consumatore;
  3. Non ci sono problemi di maturazione, la maturazione avviene artificialmente e si possono ottenere allo stadio di maturazione richiesto nel quantitativo richiesto;
  4. Hanno una buona shelf life;
  5. Si possono maneggiare con facilità;
  6. Hanno un prezzo costante e noto, indipendente dalle richieste di mercato.

La banana è un frutto pratico,
specie quando si adotta il
contenitore adeguato.
   Dal punto di vista del consumatore, inoltre, il fatto che le banane non riservino sorprese è fondamentale. Una recente indagine statistica, infatti, ha messo in luce che, se per affezionarsi ad un particolare prodotto occorrono in media dieci assaggi positivi, ne basta uno negativo per disaffezionarsi. E poi, diciamolo, la banana è un frutto comodo e piace, col suo alto tenore zuccherino, ai bambini. Si può portare a scuola o in ufficio con facilità e si può mangiare senza sporcarsi.
   Ecco quindi il segreto del suo successo: piace ai commercianti, che di conseguenza la promuovono, e piace ai consumatori. Eppure, se pensate ad una pesca, non ad una pesca qualsiasi, ma ad una buona pesca, di quelle sugose e zuccherine, e ad una banana, chiudendo gli occhi ed immaginandola sulla lingua, cosa preferireste in questo momento? Una pesca? Bé, certo, le banane saranno anche buone ma di fronte ad un frutto maturo al punto giusto fanno ridere, come dire, sono un ripiego. L'ideale, quindi, sarebbe consumarne meno, solo occasionalmente, come si fa con il mango, la papaya o in generale con la frutta tropicale. Solo che, per fare questo, bisognerebbe attingere a della frutta locale di qualità, che non ci deluda, ma questo è un altro discorso, continuiamo invece a parlare di banane.
   Bisognerebbe mangiare, dicevamo, meno banane e, specialmente, mangiare banane prodotte localmente. Questo sia per non foraggiare le multinazionali che lucrano sulla pelle dei coltivatori, che per avere un prodotto di qualità e che non abbia sulle spalle dei costi insostenibili di trasporto. Per fare questo, ovvio, occorrerebbe coltivare le banane in Italia e...non è affatto impossibile. La tassa europea di importazione sulle banane, attualmente fissata a 300 euro/tonnellata, rende conveniente la coltivazione delle banane in Italia. Occorre lavorare, ovviamente, sui consumatori, scegliere le varietà più adatte ai nostri climi, costruire le serre dotandole di sistemi di condensazione e recupero del vapore acqueo, ma si potrebbe fare. In fin dei conti 30 centesimi al chilo è un vantaggio non piccolo per competere con un prodotto importato che costerà sì poco all'origine ma che si porta sulle spalle migliaia di chilometri di trasporto in nave.
   Ed a questo possiamo aggiungere un altro determinante fattore di convenienza. Come è già successo in passato per la varietà "Gros michel", la varietà Cavendish è, a causa della coltivazione intensiva, soggetta all'attacco di svariati parassiti che, nel giro di breve, ne renderanno non conveniente la coltivazione, costringendo le multinazionali della banana ad investire ingenti capitali nella conversione delle coltivazioni. Già ora il quantitativo di antiparassitari, vermicidi e fungicidi necessario per la coltivazione della varietà Cavendish, inoltre, sta suscitando giustamente l'allarme dei consumatori e l'indignazione delle associazioni per i diritti umani che sottolineano la bassa speranza di vita dei lavoratori del settore e la diffusa sterilità dovute all'uso di DBCP, un vermicida il cui uso è vietato in Europa ed in Nord America ma che viene regolarmente usato nelle piantagioni di banane controllate dalle multinazionali.
Varietà selvatica di banana trovata nell'Oman che,
grazie alla sua caratteristica resistenza alla siccità,
potrebbe fornire una base di ibridazione per creare
varietà commestibili più adatte alla coltivazione in
Italia e, più in generale, nel sud dell'Europa.
   Una coltivazione nazionale basata sull'adozione di diverse varietà, oltre a differenziare il prodotto finale aumentandone l'appetibilità per il consumatore, consentirebbe di ridurre l'uso di trattamenti sulle piante abbassando i costi di coltivazione e mettendo un frutto privo di residui dannosi sul mercato come reale competitore della banana Cavendish che, anche se preferiamo ignorarlo, è spesso inquinata con prodotti chimici pericolosi. Le monoculture, tanto amate dalle grandi industrie per le economie di scala che si possono realizzare, pagano solo all'inizio, e questo è noto. Il modello europeo, dove le culture intensive vengono realizzate rimpiazzando frequentemente le cultivar, è un approccio possibile al problema, anche se una maggiore differenziazione, alla lunga, sarebbe sicuramente il metodo migliore in quanto i costi di reimpianto, attualmente a carico dei coltivatori, verrebbero abbattuti a scapito di una minor resa per ettaro che, considerata la attuale sovrapproduzione di frutta ed il conseguente basso prezzo alla produzione, servirebbe a riequilibrare domanda ed offerta restituendo al coltivatore quel minimo di potere contrattuale che gli servirebbe per ricavare un ragionevole stipendio dal suo lavoro.

(1) In realtà, anche se tutte le banane vengono raccolte acerbe, è molto diverso raccoglierle prima o dopo il picco climaterico. Le banane raccolte prima del picco climaterico non produrranno etilene (l'ormone che scatena il processo di maturazione) e quindi potranno essere conservate con facilità per tempi molto lunghi. Quelle raccolte dopo, invece, produrranno etilene e questo ne causerà la maturazione in tempi relativamente brevi. Ovviamente, come per tutti i frutti, quelli raccolti prima del picco climaterico ed avviati alla maturazione in un ambiente saturo di etilene saranno qualitativamente peggiori. Le banane cavendish hanno un gusto "accettabile" anche quando raccolte prima del picco climaterico e portate artificialmente a maturazione e questo le rende appetibili alle multinazionali che, in questo modo, possono gestirne il trasporto via nave e la maturazione "on demand".
  

5 commenti:

  1. bell'articolo, bravo! Sicuramente hai fatto una lunga ricerca, ma vale la pena pensare anche a un prodotto così "povero" come la banana sotto l'aspetto multinazionale.
    ciao
    Georg

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  2. Scusami ma visto che ai a cennato le bananitos mi puoi spiegare come li posso comprare online? O devo per forza andare in Brasile?

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  3. Ovviamente, le pesche italiane sanno il fatto loro,visto che non crescono nei Giardini dell'Eden...

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  4. Presso mi capita comperare banane al supermercato ancora verdi però dentro sono marce ( specialmente quelle della Del Monte ) , come mai?

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  5. Presso mi capita comperare banane al supermercato ancora verdi però dentro sono marce ( specialmente quelle della Del Monte ) , come mai?

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