martedì 19 febbraio 2013

E dopo i maya...meteoriti come se piovesse

   Ecco, si é appena smontata la storia dei maya e della profezia sulla fine del mondo e subito saltano fuori i meteoriti killer. Un pietrone grande come un autobus terrorizza la Russia (in realtà mi sa che per terrorizzare i russi ci vorrebbe ben altro che una grossia pietra, una carestia di vodka magari, ma un meteorite non basta di sicuro) e nel 2040 l'AG5, un sassolino grande come un paio di campi da calcio,
sembra che sarà seriamente intenzionato a colpire il pianeta. Gli astronomi si affannano a spiegare che le probabilità di una collisione sono minori di quelle di essere investiti da un Boeing 747 guidato da un autista di taxi ubriaco mentre si attraversa la strada camminanndo a zoppo galletto davanti a casa ma niente, di fronte alla prospettiva di una bella catastrofe non c'è matematica che tenga e la statistica diventa inindistinguibile dalla magia. E,visto che la guerra atomica, l'AIDS, la previsione di Nostradamus del 99, la SARS, i Maya, l'asteroide DA14 di qualche giorno fa e persino Berlusconi e Monti non sono riusciti a distruggere il mondo, bisogna pure che ci inventiamo qualcos'altro di cui preoccuparci no?
   E poi, che diamine, ci sono i segni. I segni non si possono ignorare no? Il papa che si dimette dove lo mettiamo? Non era mai successo prima (bè, diciamo nella storia recente) e quindi sicuramente prelude ad una catastrofe globale. Anche che Marco Mengoni vincesse al festival di S. Remo non era mai successo prima, apocalisse garantita.
   Ed allora, mentre aspettiamo con ansia la fine del mondo, possiamo goderci meglio gli ultimi giorni di vita, ignorando magari il fatto che la politica del paese è viziata, che il mondo sta andando a catafascio, che tutti pensano solo a sé stessi e che i "bisogni primari" dell'individuo, quelli che secondo Jan Jaque Russeau devono essere soddisfatti prima che l'uomo possa arricchirsi in senso spirituale, non sono più quelli naturali ma sono quelli che ci impongono i media, col risultato che il loro vano soddisfacimento è la meta alla quale agoniamo, restando invece indifferenti di fronte a tutto ciò che materiale non è. Praticamente ci serve una bella catastrofe annunciata per ignorare i nostri mali quotidiani.
   Ed allora viva i vagabondi celesti, i virus e ed i Maya. Continuiamo a sperare in una rapida fine del mondo mentre, un passo per volta, costruiamo la nostra agonia.

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