venerdì 22 febbraio 2013

C'era una volta l'Argentina.

   Sarà perché, come tanti italiani, avevo parenti in Argentina, sarà perché l'America del sud, che ho visitato, mi ha sempre attirato, sarà perché un intero continente ancora da inventare, con praterie immense, foreste primordiali e fiumi infiniti non si può ignorare ma io, in Argentina, ci andrei anche domani. Bravo, direte voi, proprio in Argentina poi, con il casino economico che c'è e quella pazza della presidentessa che pretende di dare lezioni di economia alla nostra nazione.
   Bé, non che io sia competente per giudicare ma, se devo dare retta a quello che vedo, leggendo fra le righe, in realtà, se anche la svalutazione c'è stata e sicuramente ha impoverito la classe media, in Argentina il PIL è cresciuto, la disoccupazione è diminuita, il debito pubblico è ridicolo e, specialmente, non è che in minima parte in valuta
straniera. Questo è il vero problema, l'Argentina ha scelto una strada diversa, si è allontanata dall'FMI. Rifiutare l'FMI significa, in parole povere, essere poco appetibili alle multinazionali perché il valore del denaro, invece di essere deciso dagli speculatori, si lega alla bilancia dell'importazione e dell'esportazione. Pochi affari per le banche, pochi affari per le multinazionali (pare che la sola Coca Cola Company difenda la politica Argentina, pur di garantirsi l'approvvigionamento di limoni che gli sono indispensabili) ed una economia che, povera o ricca che sia, dipende solo dalle decisioni interne.
   Vediamo invece cosa è successo in Italia (ed il buon Monti, il genio della finanza, non è che abbia fatto molto per evitarlo, anzi, probabilmente quella era la sua mission fin dall'inizio): Welfware KO, occupazione ai minimi storici, svalutazione sempre presente (non come quella Argentina ma, in compenso, da noi l'occupazione è calata e così, con una media di mezzo stipendio in meno per famiglia, fate voi i conti del potere d'acquisto reale e domandatevi se stiamo poi meglio degli argentini) e, specialmente, il nostro povero paese è stato svenduto a banche ed aziende straniere, uccidendo completamente ogni possibilità di ripresa dell'occupazione nel prossimo ventennio.
   Ed allora, la domanda sorge spontanea, è meglio essere poveri all'italiana, cioè con una occupazione a catafascio, nessun investimento sul paese e nessuna speranza per il futuro, la sanità alla canna del gas e la colonizzazione di banche e multinazionali, o essere poveri all'argentina, cioè con una moneta inflazionata ma l'occupazione ai vertici, una sanità decente e, specialmente, con una prospettiva di crescita?
   E poi, se penso al prossimo ventennio, sono sicuro che è proprio là, in Sud America che, se non arrivano gli USA a rompere le palle (perché anche se con tutti i soldi che spendono in armi da qualche parte dovranno pure usarle, comunque le palle le rompono e tanto) si starà meglio. Acqua a volontà, risorse naturali e minerarie, energia e sottopopolazione
La presidentessa Cristina Kirchner
   In questi ultimi anni, incredibilmente, stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo. Equador, Argentina ed Islanda stanno ribellandosi, dopo Brasile e Venezuela alla finanza dell'FMI e delle banche e, contro ogni aspettativa, le cose invece di peggiorare migliorano. Certo, si dovrà rinunciare alla BMW ed all'ultimo modello di telefonino, per comprare una BMW, del resto, un paese come l'Argentina, che esporta principalmente vino, sai quanti ettolitri ne deve vendere, ma questo non significa essere poveri, essere poveri significa vivere in una scatola di cartone su un marciapiede. Se accettiamo che il calo del potere d'acquisto e l'impossibilità di comprare beni di lusso sia un male minore della impossibilità di lavorare e di studiare, allora la nuova ricetta funziona. Credere in sé stessi e nei propri cittadini, investire nel paese e non spendere all'estero denaro che non si ha, cioè esattamente quello che farebbe qualunque persona in tempo di crisi. Che il semplice buon senso non sia meglio del liberismo?
   In Italia, però, questo non si fa. Noi abbiamo Monti, un pericoloso soggetto che sembra direttamente uscito dalla scuola di Chicago e che, in brevissimo tempo, si è imposto facendo apparire Berlusconi e Prodi, in quanto al far danni, dei veri dilettanti.
Un mondo senza FMI è possibile?
   Ed allora? Allora viva il sistema argentino. E poi, immaginatevi l'Italia isolata dalla comunità internazionale, che vive dei propri prodotti e di scambi "alla pari" con l'estero. Il petrolio...ce lo abbiamo. Abbiamo uno dei più ricchi giacimenti del mondo, solo che in questo momento lo abbiamo ceduto agli stranieri così possiamo continuare a comprare il greggio all'estero; Cibo? E dove altro se non nel nostro paese? Cultura, quella non ci manca, se lo stato la smette di demolire la scuola; Sanità? Abbiamo il meglio del meglio. Industria? bé, automobili non ne facciamo, ma le facevamo e, nel caso, potremmo anche ricominciare. In compenso per quanto riguarda l'elettronica non ce la caviamo poi così male e per gli abiti pure.
   Insomma, se l'Italia prendesse spunto dall'Argentina (senza uscire dall'Euro, però, visto che ormai lo scotto l'abbiamo pagato almeno teniamoci i benefici) forse, chissà, le cose potrebbero migliorare. Se avessimo una classe politica che crede nel paese, se non fossimo schiavi delle banche, dell'america e della Germania, se gli italiani non fossero un branco di pecore e smettessero di vivere di TV...se se se. Per ora continuo ad aspettare l'occasione ed a sognare l'altra metà del mondo.

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