mercoledì 11 aprile 2012

Samantha Muir



For love and a small bag of diamonds
   Ho trovato le esecuzioni di Samantha Muir sul web, cercando su YouTube alcuni spunti relativi all'esecuzione di uno studio di Sor che stavo provando. La sua esecuzione in particolare, fra le varie trovate sul web, mi piaceva sia per l'interpretazione che per il fatto di non essere troppo veloce. Gli studi di Sor, specie nella versione rivisitata da Segovia, fanno parte del percorso obbligato dei chitarristi classici al punto che, nei conservatori italiani, la loro conoscenza è (era, perché il nuovo ordinamento ha cambiato tutto) indispensabile agli esami di
ammissione al V ed all'VIII anno e, forse per questo motivo, è difficile trovarne delle incisioni non dilettantistiche. Questo è un peccato perché Sor, studi o non studi, scriveva della bella musica, che meriterebbe di essere interpretata e non suonata per dovere mentre, di solito, le versioni che girano sul web puntano più sulla perfezione tecnica e sulla velocità di esecuzione che sulla musicalità.
   Comunque trovo questa versione che mi piace, ma la compressione è troppo spinta e l'audio di conseguenza è terribile. Rintraccio però il sito dell'interprete, tale "Samantha Muir", e le scrivo una mail chiedendo, senza troppe speranze, se per caso avesse una versione con un audio migliore. Ebbene, con mia grande sorpresa, ricevo una risposta dall'Australia. Certo che ne ha una versione migliore, mi dice, basta comprare il CD. Fantastico, penso, e lo compro immediatamente. Il CD arriva dalla Spagna (evidentemente spedirli uno ad uno dall'Australia non deve essere conveniente) in pochi giorni ed ha un aspetto abbastanza professionale. La veste grafica è inconsueta ma, del resto, gli australiani, non possiamo ignorarlo, sono molto più pragmatici e meno formali di noi.
For love and a small bag of diamonds, CD
   In ogni modo corro a sentirmi il disco, anzi, lo studio 11 op 6 di Sor (il 17 nella revisione di Segovia, per intenderci) e me lo sento diverse volte. Mi piace come lo suona e mi piace il suono della sua chitarra. Poi butto l'occhio sulla copertina e leggo Greg Smallmann (delle chitarre di Smallmann ne parlo qui). Cavoli, penso, questa suona con una chitarra bionica, e che bel suono che esce. Poi, sentito quello che volevo sentire, mi porto il disco in macchina per ascoltarmelo con calma, mentre vado dai clienti e...ed il disco mi piace. 
   Mi piace la scelta dei pezzi, mi piace il suono della Smallmann ma, specialmente mi piace la calma con cui questa interprete vive la musica, senza fretta e senza nessuna apparente competizione. Strano, mi dico, non averla mai sentita prima, ma nel frattempo scopro che, nota od ignota che sia, ha studiato con personaggi del calibro di David Russell. Ah, mi dico, ma allora c'è il trucco, questa qui è una brava.
    E brava, a me, lo sembra veramente, specie perché ho la sensazione che, in un modo molto "Aussie", Samantha non viva per la chitarra, come la maggior parte dei chitarristi che ascolto di solito, ma con la chitarra, e non è una differenza da poco. Tradotto in altri termini, Samanta Muir non è una virtuosa dello strumento. Non aspettatevi quindi interpretazioni funamboliche di brani tecnicamente impossibili. Non è una virtuosa, dicevo, ma ha una grande musicalità ed una visione del modo di fare musica che, sia pure anticonvenzionale, mi piace molto.
   Anche la scelta dei brani sul disco, non sembra convenzionale, come se non avesse pensato: "faccio un disco, cosa posso metterci che sia difficilissimo da suonare in modo da mostrare la mia tecnica, seguendo un percorso filologico ineccepibile in modo da mostrare la mia cultura e fregandomene completamente del fatto che possa piacere a qualcuno o meno, me compresa?", ma "faccio un disco, cosa ho voglia di suonare?" 
For love and a small bag of diamonds, retrocopertina
   Il risultato è un insieme di brani vario ed assolutamente godibile, che spaziano da Bach, con il preludio BWV 1009 ad una milonga di Jorge Cardoso. Di tutti i brani forse solo l'ultimo, El ultimo tremolo di Barrios, non mi ha convinto pienamente ma, per correttezza, devo dire che ho nelle orecchie le intrpretazioni di David Russell e di Berta Rojas, quasi specializzati nell'interpretare il repertorio di Barrios, per cui ogni confronto diventa arduo.
   In ogni modo un disco che fa piacere avere e sentire, senza troppo impegno, godendo la musica di una interprete che, come traspare dalle sue note, fa musica per il piacere di farla.

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