giovedì 10 maggio 2012

ma perché brutto?


Istigazione al suicidio
   C'è una cosa che non sono mai riuscito a spiegarmi, legata principalmente all'edilizia popolare ma non solo: perché costruire case brutte. Voglio dire, capisco che ci possa essere una differenza di prezzo fra una casa bella ed una brutta, ma non può essere così grande da giustificare la costruzione di mostruosità architettoniche che sembrano disegnate dalla penna di un bambino di sei anni. Mi sono dato, ovvio, qualche spiegazione, ma sono tutte spiegazioni poco rassicuranti, perché mettono in luce i difetti della nostra società e del nostro sistema di governo. Nell'ottica di un miglioramento della vivibilità cittadina, di un miglioramento
della qualità delle abitazioni e, perché no, della valorizzazione degli spazi, i comuni si sono dotati di piani regolatori e di uffici preposti al vaglio dei progetti edilizi. Per costruire occorre una concessione, che viene rilasciata teoricamente solo se il risultato finale, oltre a rispettare i minimi di salubrità e la massima densità edificabile ammessa, non peggiora la qualità di vita e l'estetica del quartiere. Questo, a rigore, dovrebbe significare che, mano a mano che vengono rilasciate licenze di costruzione nel quartiere in cui vivete, il valore del quartiere dovrebbe crescere, in quanto dovrebbero costruire edifici sempre migliori ed accrescere la qualità di vita degli abitanti.
Coca cola gigante a Bologna
   Poi, girando per la città, vediamo esempi di edilizia demenziale perfettamente in grado di squalificare un quartiere. Vediamo inutili casermoni destinati ad ospitare centinaia di poveri infelici costretti a vivere in alveari che, se anche rispondono alla direttiva primaria di fornire un tetto, sono talmente brutti e deprimenti da rendere, per il solo fatto di abitarci, una persona tendente al suicidio. Vediamo, a poca distanza dai vecchi ma ancora assolutamente attuali grattacieli di Kenzo Tange, torri che sembrano concepite dal mago Merlino dopo una serata di bisboccia in compagnia di Artù e bottiglie di Coca Cola giganti che sovrastano strade di grande scorrimento. Ed allora, cosa stavano facendo gli addetti all'edilizia del comune mentre si costruivano simili schifezze?
   La risposta, ahimè, è semplice. Tutte le formalità, le pastoie, i piani regolatori, le concessioni, le DIA e gli studi di impatto ambientale sono evidentemente concepiti, come tante cose in questa nostra società, a favore di pochi, e non della società stessa. Chi sono i pochi? Ovvio, le grandi imprese di costruzioni, le banche, diversi enti autonomi ed assicurazioni e, ovviamente, quando riescono ad ottenere dei favori, cioè praticamente sempre, i politici ed i funzionari comunali. Cosa ci dici di nuovo, chiederete voi, sono tutte cose risapute. Bé sì, sono cose risapute, ma avete mai riflettuto sul fatto che la bruttezza degli edifici dipende semplicemente da chi è che ci guadagna sopra? Facciamo questo esempio. Diciamo che voi siete un costruttore e che, in una città con una grande richiesta di alloggi, riusciate ad ottenere di edificare in uno dei pochi spazi liberi. La richiesta di abitazioni è forte e l'offerta quasi nulla, quale sarà il comportamento che vi consentirà di guadagnare di più? Semplice, costruire al minimo costo ed alla massima densità. Minimo costo significa rinunciare ad ogni requisito estetico, massima densità significa ridurre al minimo possibile la vivibilità.
   Ed allora, quale è l'alternativa? Una buona alternativa sarebbe che il comune, per legge, potesse concedere licenze e spazi solamente ai futuri abitanti di un edificio, siano questi persone singole che riunite in cooperativa. Chiaro che se io costruisco, sia pure avvalendomi di professionisti, per mio uso e consumo, non è nel mio interesse fare schifezze. Nel dopoguerra, quando, sull'onda della ricostruzione, si sono tirate su tante case, estetica e vivibilità non erano ignorate. Questo perché non erano le imprese a decidere cosa costruire, ma i futuri abitanti. Gente alla quale avevano bombardato la casa e che voleva tornare a vivere in modo dignitoso, non essere rinchiusa in una scatola di cemento armato. Quello che, invece, non dovrebbe mai succedere, è che il comune conceda le licenze ai "costruttori" ed alle "imprese edili".
   In ogni modo, al di là dei bachi del sistema che non possiamo certo correggere scrivendo su un blog, quello che mi domando è se, quando si tratta di opere pubbliche, gli addetti del comune riescano a fare tutto da soli (un dono di natura?) o debbono frequentare un apposito corso di idiozia, per riuscirsi ad inventare le mostruosità che ultimamente vengono edificate.
Modello della nuova stazione di Bologna "il formaggione"
   Iniziamo da piazza "liber paradisus". Nel 1200 o poco più, il podestà di bologna comprò la libertà di tutti i servi del circondario pagandola a prezzo di mercato. L'evento viene commemorato in un libro detto "liber paradisus", in quanto la prima parola del libro è per l'appunto "paradiso". Atto di grande liberalità che, però, nasconde un interesse economico: i liberti, infatti, non sono più esenti dal pagare le tasse, e rappresentano un gettito di denaro nelle casse del comune. Prova ne è il fatto che, servi o meno, i liberti non possono lasciare il comune. Nel 2000 o giù di lì il comune di bologna edifica la "piazza liber paradisus", la prima piazza a rovescio della storia d'Italia e, per restare in linea con il nome, utilizza la maggior parte degli spazi per farne uffici pubblici. Ora, al di là del fatto che trovo discutibile che gli uffici pubblici, gli uffici cioè di persone che noi paghiamo per servirci fornendoci i servizi amministrativi necessari al funzionamento del comune e dello stato, siano più belli delle nostre case, segno evidente del fatto che li paghiamo troppo, perchè ho detto che piazza Liber Paradisus è una piazza a rovescio? Semplice, perchè, a differenza di quello che si tende a fare di solito, cioè creare spazi "umani" sopra, interrando il traffico stradale, in piazza Liber Paradisus è stato fatto il contrario, si è interrata la piazza creando un bellissimo bacino nel quale far stagnare il monossido di carbonio prodotto dalle auto che, invece, continuano a girare bellamente al livello superiore. Non "Liber Paradisus", ma "deus ex machina" la dovevano chiamare. Del resto, proprio a fianco della piazza, non c'è forse la stazione ferroviaria, che sarà a breve la "nuova stazione", altra mostruosità cosmica partorita dalle menti geniali dei nostri addetti all'edilizia? Ci volevano certo un pubblico concorso miliardario e la vittoria di un giapponese per arrivare ad ideare una fetta di gruviera ammuffita dentro alla quale, come tanti vermetti, si possono muovere treni e passeggeri,e sai le risate che si faranno, là in giappone, guardando le foto.
   Orribile vero, ma spostiamoci allora in zona fiera e rifacciamoci la vista con la "Porta Europa", gigantesca bottiglia di CocaCola edificata da "midi", società controllata al 100% da Unipol assicurazioni che, come per miracolo, ha ottenuto dal comune di Bologna il permesso di costruire qualcosa come 52.000 mq di nuovi alloggi, 8.000 mq di edifici ad uso pubblico, 23.000 mq di parcheggi pubblici e 36.000 mq di edifici ad uso terziario rovinando irrimediabilmente un quartiere già brutto e compromettendo in maniera definitiva ogni possibilità di valorizzazione futura.

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