venerdì 25 marzo 2016

Euro, non si torna indietro

   Quando si pensa al valore di una divisa, occorre sempre considerare il suo potere d'acquisto in ambito internazionale e quello in ambito locale. Mi spiego meglio, in piena crisi, quando c'era la lira, il prezzo del dollaro saliva e con lui saliva il prezzo di alcuni beni legati all'importazione ma il prezzo degli spaghetti, se non per una piccola
quota legata al costo dell'energia nel
processo di produzione, non saliva, non saliva il costo dell'olio, non saliva il costo dei servizi né saliva il costo della scuola o della sanità o, per lo meno, salivano moderatamente. Questo consentiva di mantenere i salari più o meno ancorati al costo effettivo della vita e ad impedire che gli italiani diventassero "poveri". Poi, ovviamente, in quel periodo non potevamo permetterci di andare all'estero, non potevamo permetterci le auto straniere né apparecchi di produzione straniera ma questo, delle due, era un bene perché, in questo modo, la necessità ha acuito l'ingegno e sono nate migliaia di microimprese nazionali. Insomma, eravamo poveri, giravamo con la FIAT e non con la Volkswagen ma, alla fine, potevamo permetterci di mangiare, di andare in vacanza, di avere la macchina, la casa, ed una rosea visione del futuro.
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   Questo non é più vero da quando siamo entrati nell'area Euro, il governo non ha più il potere di usare strumenti come i dazi o l'emissione di denaro per mantenere il controllo della situazione, ci siamo affidati ad una "gestione" esterna che, però, ha fallito nel suo compito agevolando il commercio internazionale ma dimenticando di regolarlo e così i prezzi dei prodotti locali sono lievitati tanto quanto quelli dei prodotti d'importazione e così oggi siamo molto più poveri di prima. Oggi in Italia ci sono famiglie che, con un solo stipendio ed il mutuo della casa, devono ricorrere al banco alimentare per mettere qualcosa in tavola, l'ex ceto medio é diventato proletariato e, come conseguenza di questo, le coppie non fanno più figli (perché rinunciare alle ferie per fare un figlio, meglio soli in riviera che in compagnia al lido di Casalecchio no?) e, in questo modo, impoveriscono ulteriormente il paese ed aprono la strada all'immigrazione.
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CI STIAMO SUICIDANDO FORSE? 
Temo di si, come temo che se non si giunge in tempi brevissimi ad una politica di integrazione fiscale europea e di perequazione dei flussi di denaro fra le varie aree l'Europa si trasformerà sempre di più in una palude melmosa nella quale i nostri sogni di un Europa-nazione sono destinati a soffocare.
   E, contrariamente a quello che dicono molti, non é che oggi il ritorno ad una divisa autonoma potrebbe cambiare la situazione, il conto l'abbiamo già pagato, troppo caro forse ma, volenti o nolenti, l'abbiamo pagato per cui, a questo punto, tanto vale mettersi comodi e cercare di mangiare qualcosa anche noi. Speriamo che, in mezzo a tutti i mezzi uomini interessati solo al proprio ruolo ed al proprio potere che oggi vanno così di moda fra i politici di tutto il mondo, ne spunti qualcuno intero, in grado di prendere in mano le sorti dell'Europa e di condurla non in una sorta di partita a monopoli dove alla fine devono esserci vincitori e vinti, ma come un tutto organico dove ogni parte é preziosa per l'unicità delle sue caratteristiche.

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