Ma che cos'ha di speciale questo film, se il suo ricordo basta a distogliermi da Bach e dall'idea di scrivere un post sul clavicembalo ben temperato? Bè, è semplice, si tratta di un film talmente diverso da quelli che siamo abituati a vedere, da costituire quasi un mondo a sè stante.
Per chi non lo avesse mai visto, l'arpa birmana è un film giapponese, del regista Kon Ichikawa, girato nel 56 ed ambientato alla fine del conflitto giapponese. E' un film di guerra, ma non parla della guerra, parla della pietà che può scaturire dal dolore della guerra. E' sostanzialmente la storia di Mizushima, un soldato giapponese che, ferito mentre cerca di convincere un gruppo di commilitoni ad arrendersi agli alleati dopo l'armistizio, viene soccorso da un bonzo e, successivamente, decide di fermarsi in Birmania per seppellire i corpi dei caduti.
Ho superato i monti, guadato i fiumi, come la guerra li
aveva superati e guadati in un modo insano. Ho visto l'erba bruciata, i
campi riarsi, perché tanta distruzione caduta sul mondo? E la luce
m'illuminò i pensieri. Nessun pensiero umano può dare una risposta ad un
interrogativo inumano. Io non potevo che portare un poco di pietà dove
non era esistita che crudeltà. Quanti dovrebbero avere questa pietà?
Allora non importerebbe la guerra, la sofferenza, la distruzione, la
paura, se solo potessero da queste nascere alcune lacrime di carità
umana. Vorrei continuare in questa mia missione, continuare nel tempo
fino alla fine. Per questo, ho chiesto al bonzo che mi salvò dalla morte
sul colle del triangolo di affidarmi la cura dei morti insepolti. Il
capitano diceva di tornare in Giappone per collaborare alla
ricostruzione del paese distrutto dalla guerra. Ricordo molto bene
queste sue parole, ma quando vidi i morti giacere insepolti, preda degli
avvoltoi, della dimenticanza e dell'indifferenza decisi di rimanere
perché le migliaia e le migliaia di anime sapessero che una memoria
d'amore le ricordava tutte ad una ad una. Passeranno gli anni, tanti
anni prima che io finisca e, allora, se mi sarà concesso tornerò in
patria, forse non tornerò più, la terra non basta a ricoprire i morti.
Miei cari amici, io so che voi siete in grado di comprendermi e ve ne
sono riconoscente. Vi scrivo dal monastero durante la notte e il
pappagallo dice: Mizushima ritorna in giappone con noi. Io lo ascolto e
vi giuro vorrei tanto tornare. Oggi il desiderio era forte e non
resistendo suonai la mia arpa: la canzone dell'addio per voi. Addio
amici che tornate in patria, vi confesso che non finirei mai di poter
dire addio. Grazie per avermi tanto cercato, amici. Io vi ringrazio con
tutto il mio cuore commosso. Io sarò qui in Birmania quando nevicherà e i
monti nasconderanno la croce del sud e quando avrò sete di ricordi,
quando avrò nostalgia di voi suonerò di nuovo la mia arpa. Per tanto
tempo siete stati miei amici, vi ricorderò tutti, questo voglio dirvi.

E per finire, guardando su internet (non crederete mica che mi ricordi a memoria la lettera tratta da un film che ho visto più di trent'anni fa no?) ho scoperto che dell'arpa birmana è stato fatto un remake, nell'84, dallo stesso Kon Ichikawa. Non so, però, se ho voglia di vederlo o se preferisco ancora mantenere, nella memoria, le immagini in bianco e nero del film originale, tanto più che la critica non si è espressa in modo entusiasta sul remake.
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