martedì 11 giugno 2013

La convertibilità del denaro in oro

   In principio era il baratto. Un cesto di mele in cambio di una pagnotta di pane, un cavallo in cambio di due barili di vino. Poi, siccome il baratto non è tanto comodo, specialmente quando si deve dare il resto, qualcuno ha pensato di usare l'oro. L'oro è un materiale adatto a fare da merce di scambio, è frazionabile e di reperibilità limitata, è inalterabile, facilmente distinguibile dagli altri metalli e, oltretutto, è persino bello. L'ideale insomma. Però l'oro, pur avendo tutte queste belle qualità, ha anche un difetto importante, pesa
tanto. Pesa tanto che, dovendo fare un grosso trasferimento di denaro, ci si poteva trovare in difficoltà e, comunque, diventava difficile passare inosservati e così, alla fine, sono nate le lettere di credito ed i banchieri. Fra una lettera di credito ed una banconota la differenza è poca ma del resto, tolto il peso ed il volume fino a poche decine di anni fa una banconota non era altro che l'equivalente cartaceo di un certo quantitativo d'oro la cui convertibilità era garantita dallo stato. Oh, in realtà chiunque poteva emettere un pezzo di carta convertibile in oro, solo che quelli emessi dagli stati erano, per ovvie ragioni, considerati più affidbili.
   Però la convertibilità in oro del denaro impedisce allo stato di risolvere i suoi problemi di mancanza di liquidità semplicemente emettendo moneta, visto che non è possibile farlo senza aumentare le scorte del metallo prezioso e che, nel contempo, per aumentare queste scorte si dovrebbero spendere tutti i soldi stampati. In pratica la convertibilità in oro costringe i governi ad essere onesti, cioè a non tassare i cittadini svalutando la moneta. Il problema, però, è che i governi preferiscono, in linea di principio, non essere onesti e così la convertibilità in oro delle varie monete è, nel tempo, stata abbandonata a più riprese e questo ha dato luogo a fenomeni come la svalutazione, l'impossibilità di risparmiare senza passare attraverso una banca, la possibilità di lucrare sui cambi e così via. Il risultato, ovviamente, è che ora c'è un complicatissimo sistema di gestione del valore del denaro che, essendo attuato attraverso le banche e le società finanziarie, invece che essere al servizio degli uomini e dei governi che li rappresentano è al servizio di quei pochi che, senza nessun merito reale, arricchiscono impoverendo intere nazioni.
   Tutto questo meccanismo è talmente vizioso che, nell'ultimo secolo, si è tornati diverse volte alla convertibilità in oro delle valute per ristabilire un minimo di logica nell'economia internazionale. L'ultima volta questo è successo nel periodo che è andato dal 1944 al 1971, anno in cui gli USA inventarono il petroldollaro, agganciando di fatto il valore della loro valuta con quello del greggio e riuscendo, in questo modo, ad imporre la dollarizzazione degli scambi commerciali, dollarizzazione che ha consentito a questo paese di diventare il maggior debitore della storia del mondo e di vivere alle spalle delle altre nazioni continuando ad emettere denaro non convertibile in nulla che viene, però, accettato sostanzialmente in tutto il mondo, una sorta di standard di fatto.
   Ora sarebbe, a mio parere, il momento per tornare all'oro. Talleri, dobloni, pistole, fiorini, zecchini scudi e luigi, qualunque cosa purché tonda, di tenore noto e di peso certo potrebbe funzionare meglio dell'attuale per gli scambi internazionali e per il risparmio e inoltre, in questo modo, l'egemonia USA riceverebbe un bel colpo. Ogni paese dovrebbe, secondo me, avere due monete, una di uso corrente ed una convertibile in oro. Tutti gli scambi internazionali ed i risparmi dovrebbero essere regolati con quest'ultima mentre la prima dovrebbe avere un uso locale e dovrebbe consentire ad ogni singolo paese di svalutare liberamente la propria moneta interna in modo da mantenere in moto l'economia dei singoli paesi. I tassi di cambio, ovviamente, dovrebbero essere liberi, ma gli stipendi dovrebbero essere calcolati in base alla valuta locale perché è con quella che, alla fine, si va a fare la spesa. In questo modo se la bilancia commerciale dei paesi si squilibra il prodotto interno rimane comunque alla portata dei cittadini mentre quello esterno, che si compra in oro, non può essere acquistato facendo collassare le importazioni e portando, alla fine, al riequilibrio atomatico della situazione. Immaginiamo cosa sarebbe successo, ad esempio, all'Europa se, durante gli ultimi anni, si fosse adottato un sistema del genere. La Germania, forte esportatrice, avrebbe un poco per volta fatto incetta della maggior parte degli euro d'oro circolanti in Europa. Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Francia si sarebbero trovati in breve ad avere carenza di oro. Pochi euro in tasca, è vero, ma lire, pesos e franchi per fare la spesa non sarebbero mancati anche se il prezzo dei beni di importazione, espresso in queste valute, sarebbe diventato improponibile. Poco male, il cibo di tutti i giorni si compra lo stesso senza problemi, vorrà dire che non si potrà comprare la BMW. In Germania, invece, la situazione contraria: cibo straniero a basso costo, cibo locale molto costoso e grande disponibilità di euro ma esportazioni ferme. Ora, poiché con l'oro si possono fare tante cose ma, una cosa è certa, non lo si può mangiare, la signora cancelliera si sarebbe trovata nella situazione di dover spingere i tedeschi a comprare per riequilibrare le cose e ricominciare a vendere Mercedes e BMW, ma comprare cosa? Certo, se uno stato è alla fame si vendono anche i gioielli di famiglia pur di mangiare, ma se uno stato non è alla fame perché, con la moneta interna, comunque il benessere primario è garantito? Ecco allora che situazioni di follia come quelle degli ultimi anni, dove industrie sane sono state cedute per due lire ai concorrenti stranieri e dove si sono venduti terreni meravigliosi ad una frazione del loro valore probabilmente non si sarebbero verificate. I signori tedeschi, o chi per loro, si sarebbero rassegnati ed avrebbero capito che non si possono vendere per sempre Mercedes Audi e BMW se non si comprano il S. Daniele ed il Barolo perché, in fin dei conti, a nessuno (bé, diciamo a pochi perché qualche stupido si trova sempre) interessa vendere il proprio paese in cambio di una automobile.
   Il problema reale di questa soluzione, però, sarebbe nella carenza del metallo giallo. Gli USA ne posseggono circa 9000 tonnellate, L'Italia, la Francia e la Germania circa 2500 a testa, Olanda e Portogallo circa 1000 fra tutti e due e, aggiungendo a queste 8500 tonnellate europee quello posseduto da Spagna, Austria e staterelli vari possiamo forse fare una patta con gli USA ma non di più. In ogni modo, se il prezzo dell'oro dovesse attestarsi intorno ai 30 euro/grammo con 9000 tonnellate l'Europa potrebbe sostenere 270 miliardi di Euro e gli USA 351 miliardi di dollari. Peccato che il quantitativo di Euro circolanti eccedano di almeno 3 volte questa cifra e quello di dollari (valore stimato in quanto il governo USA da qualche anno a questa parte ha secretato il quantitativo esatto del denaro circolante) molto di più. Quindi? Che significa questo?
   Bé, semplice, questo significa che, se si arrivasse alla resa dei conti, si scoprirebbe che l'Euro dovrebbe essere svalutato di un fattore 3 e che il dollaro dovrebbe essere svalutato di un fattore 9 oppure che, in alternativa, si dovrebbe iniziare a bruciare banconote fino a che queste non fossero tornate al loro valore nominale (si, ma chi le brucia? Iniziate voi che poi io vi seguo con calma).
   Certo che però, se l'Euro d'oro si usasse solo per gli scambi internazionali, se la moneta locale fosse autoreferenziale, nei casini ci resterebbero solo gli USA, che sarebbero costretti al default (ma mettere nei casini la nazione col maggior potenziale bellico mondiale potrebbe non essere una idea geniale).  Inoltre tutti i creditori USA (cioè praticamente mezzo mondo) sarebbero estremamente seccati da un default americano e, di conseguenza, si darebbero un sacco da fare per impedirlo, magari continuando a sostenere questa economia fasulla continuando a vendere le loro materie prime ed i loro manufatti in cambio di costosa carta igienica verde.
   Insomma, alla fine non lo so, cosa sarebbe meglio. Svalutare Dollaro ed Euro, forse, per ripristinarne la convertibilità in oro, tornare al baratto, adottare la Patacca di Macao come moneta di riferimento internazionale, rendere tutte le monete convertibili in erg di energia o magari passare tutti quanti ad una moneta virtuale talmente priva di valore reale da non essere minimamente desiderabile (fine del consumismo quindi). In ogni modo, vista la situazione, qualcosa si deve pur fare no? Io, per me, voto per l'oro.

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