mercoledì 31 ottobre 2012

Il SOGNO


Vecchi hard disk che ho esplorato inutilmente
   Ieri, ravanando(1) su un mio vecchio hard disk alla ricerca disperata di un file che poi, alla fine, non sono riuscito a trovare, ho riscoperto alcuni vecchi racconti scritti, mi sembra, ormai una miriade di anni fa. I racconti non sono recenti ed io, allora, leggevo volentieri i padri della fantascienza e mi rifacevo al loro stile per cui, rileggendoli, mi sono sembrati ultra-datati. Tuttavia, datati o no, mi sono fermato volentieri a rileggerli e quindi ho deciso di pubblicarne uno o due su questo blog, giusto per sapere se possono piacere a qualcuno.

Il SOGNO

   Anna era molto confusa, un attimo prima era seduta ad un tavolo da poker, intenta a
spennare un pollo incapace di calcolare le probabilità mentre lei mostrava una generosa porzione delle sue grazie fasciate in un abito da sera minimale e poi, un improvviso dolore al petto ed eccola lì, in quell'ambiente strano ed asettico.
   L'uomo che le stava davanti aveva un aspetto per lo meno singolare: mani agili e forti, una fluente barba color oro e due occhi profondi. Anna pensò che non aveva mai visto occhi simili e per un attimo si trovò a pensare che forse la serata non era da considerarsi irrimediabilmente rovinata. L'uomo la pregò di mettersi a sedere, aveva una voce calda e profonda. Le chiese nome e cognome mentre le dita si muovevano veloci e sicure sulla tastiera di un calcolatore. Lei rispose e, superata l'incertezza del primo momento, si guardò meglio intorno. La stanza era illuminata da una luce bianca talmente vivida da ferire quasi gli occhi. Dietro alla consolle del calcolatore si vedevano due porte, una bianca ed una nera, il colore delle pareti era indefinibile. Oltre al calcolatore ed alle due sedie che occupavano nella stanza c'era solamente una bilancia, una bilancia molto singolare e degna di essere guardata accuratamente. I coltelli e le sedi di questi non erano, come sarebbe stato lecito aspettarsi, d'agata. Anna si alzò dalla sedia per osservare meglio. Non si era sbagliata, si trattava di due diamanti di colore e trasparenza perfette, ad occhio lei ne valutò il peso compreso fra i 400 ed i 600 carati, gemme sostanzialmente inestimabili. Lo squilibrio dei due piatti veniva segnalato da un sottilissimo ago d'acciaio che si muoveva su di un piano di riscontro. Questo non era graduato, ma solo diviso in tre parti di colore diverso: bianco, lo stesso indefinibile colore delle pareti e nero. Anna si stupì del senso di ripugnanza che quest'ultimo colore destava in lei; mai la consapevolezza che il nero più che un colore fosse l'assenza di ogni colore l'aveva colpita con una tale forza.
   L'uomo si schiarì la voce ed Anna si girò nuovamente verso di lui. Questi si alzò in piedi avvicinandosi alla grande bilancia, in mano aveva un lungo tabulato di calcolatore. "Signorina" disse "ora leggerò alcuni dati riguardanti i fatti salienti della sua vita. Se lei notasse delle inesattezze è pregata di farmelo presente, nel suo stesso interesse. Questa procedura naturalmente è puramente formale, noi non commettiamo mai inesattezze, ma Lui vuole così. Devo inoltre renderle noto che non sarà possibile ottenere nessun rinvio a giudizio." 
   Anna trasalì. Quell'uomo stava facendo sul serio? Decise che doveva trattarsi di un sogno ed assunse una consapevolezza distaccata mentre la voce dell'uomo elencava fatti, luoghi e persone e, per ogni elemento esaminato, l'ago si spostava quasi impercettibilmente a destra o a sinistra sul quadrante. Affascinata da quei piccoli movimenti Anna si domandava pigramente come facesse quell'uomo a conoscere tutti quei particolari della sua infanzia, particolari che persino lei aveva dimenticato. 
   L'uomo continuò: "All'età di 24 anni lei ha iniziato la sua carriera rubando ad una anziana signora gioielli di un inestimabile valore affettivo..." Anna vide l'ago spostarsi con decisione verso la parte nera del quadrante e decide che non poteva certamente trattarsi di un sogno, doveva essere senz'altro un incubo. Gli eventi che avevano caratterizzato la sua vita le scorrevano davanti agli occhi in ordine cronologico, implacabili. L'elenco era ormai giunto al termine quando Anna si sentì come risucchiare, la stanza scomparve in un turbine nero e venne sostituita dall'interno di una ambulanza. Il medico si rivolse all'autista e gli fece cenno di rallentare, l'avevano recuperata ed ormai il pericolo era passato.
   Quando lei scomparve dalla stanza l'uomo imprecò, silenziosamente perché Lui non amava le parole grosse. Era la quinta anima che i medici gli soffiavano sotto al naso quella mattina; non c'era dunque più nessun rispetto? Si domandò cosa sarebbe successo se la scienza medica, un giorno, fosse riuscita a spostare il punto di non ritorno oltre il tribunale, al di là delle due porte. Prima di fare entrare un'altra anima osservò macchinalmente la stanza. Poi il suo sguardo si posò sull'ago della bilancia, che pendeva in maniera strana, ed imprecò di nuovo, a piena voce. Persino Lui, del resto, questa volta non avrebbe avuto niente da ridire.
   Anna si risvegliò completamente solo alcune ore dopo, in ospedale. Ripassò mentalmente ciò che aveva visto e pensò di avere avuto una allucinazione. Il ricordo di quell'ago fisso sulla parte nera del quadrante comunque la turbava profondamente, decise quindi che avrebbe preso al più presto provvedimenti per migliorare la sua vita. Chiese all'infermiera di passarle la sua borsetta, la strinse fra le mani e sorrise. Dopo tutto, pensò, non avrebbe mai più avuto bisogno di rubare, con due diamanti da quattrocento carati si può vivere agiatamente lo stesso.

   Questo raccontino l'ho scritto nello stile di Fredric Brown(2) perché, quando l'ho scritto, mi stavo rileggendo tutti i suoi racconti brevi e, in quel momento, mi sembravano il massimo della genialità. Poi ho letto anche altre cose, ma Brown continua a piacermi e questo racconto pure. Spero che sia piaciuto anche a voi.

(1)  Forma dialettale tipica dell'italia settentrionale e molto in uso a Bologna per indicare l'azione di ricerca di un oggetto o di una idea.

(2) Prolifico scrittore di fantascienza e giallistica, maestro del racconto breve. Di lui imperdibili sono l'antologia "Cosmolinea B" (due volumi edizioni Urania), oltre al fantastico "marziani go home" e ad "assurdo universo". Raggiunge l'apice della carriera negli anni 50, muore nel 72.

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