mercoledì 8 agosto 2012

A ruota libera

Il nostro presidente del
consiglio mentre cerca di
emulare il mago Otelma.
   Monti dice che bisogna risparmiare(1) e che, quindi, il buono pasto dei dipendenti pubblici dovrà valere un po' meno di sette euro; in tutta Italia. Ma, anche ammesso che un presidente del consiglio dei ministri debba preoccuparsi del valore dei buoni pasto dei dipendenti se non, magari, anche del numero di strappi di carta igienica pro capite, lo sa, Monti, che ci sono posti in Italia dove con sette euro si può fare un pranzo di tre portate mentre in centro a Bologna con quella cifra si mangia giusto un panino? Ha idea, questo genio della finanza, del fatto che fra i dipendenti


Il futuro dei dipendenti statali?
pubblici nutriti di panini cresceranno gli obesi ed gli afflitti da problemi cardiovascolari e che questo costerà alla sanità molto di più del risparmio sui buoni pasto? Lo sa che ci sono persone che, per mantenere la famiglia, fanno già da tempo affidamento su quel buono pasto, magari portandosi un piatto di pastasciutta da casa e mangiandola su un angolo della scrivania, spesso fredda in quanto molte P.A. non solo non dispongono dei locali adeguati per pranzare ma nemmeno di uno straccio di forno a microonde? Io non sono un dipendente pubblico, ma non mi sembra che i nostri statali siano tutti una manica di ladri sovrapagati; se dovessi indicarne uno partirei dai dirigenti e non certo dagli impiegati e, se proprio volessi essere certo di non sbagliare, punterei direttamente il dito su di un uomo politico. In ogni modo pensando ai buoni pasto, al fatto che ci siano persone che non sono in grado di procurarsi un pasto decente nell'intervallo di pranzo e che saranno indirizzate dalla contingenza verso panini e kebab, mi è venuto da pensare all'agricoltura ed all'allevamento in generale, ed ho fatto qualche riflessione.
   In Italia ci sono poco più di 17 milioni di ettari di terreno agricolo. Una agricoltura intelligente, se fossimo tutti vegetariani, impiegherebbe fra culture cerealicole, orticole e frutticole 6 milioni di ettari per sostentare tutti gli abitanti del paese, resterebbero quindi 11 milioni di ettari da dedicare a pascolo e colture alternative. Se pensiamo in termini di bovini 11 milioni di ettari possono sostentare circa 11 milioni di vacche allevate con tecnica mista pascolo/fieno ma, in realtà, 11 milioni di bovini  sono un po’ troppi per un consumo sensato anche perché, considerando una età media di macellazione di 24 mesi, significherebbe comunque un animale macellato l’anno per ogni 10 persone ed un decimo di mucca l’anno, credetemi, è veramente una montagna di carne. Pensiamo quindi di ridurre il parco bovini nazionale a due milioni di capi, corrispondenti circa ad un cinquantesimo di capo pro capite l’anno. Forse potrà sembrare poco ma insomma, calcolate quante bistecchine vengono fuori da un cinquantesimo di 500 chili di bestia(2) e vedrete che sono sufficienti. Ci rimangono ancora 9 milioni di ettari dei quali, se vogliamo allevare anche un po’ di maiali, diciamo uno l’anno ogni 10 persone, considerando che un ettaro di terra può sostentare 8 maiali e che l’età di macellazione per avere la massima qualità è di 18 mesi ne useremo un altro milione per questo tipo di allevamento, portando a 8 milioni il residuo. Consideriamo anche di allevare gli animali da aia, polli, conigli, tacchini, oche, faraone e così via, nonché pecore e capre che però possono pascolare su terreni secondari, e che il costo sia di circa un ulteriore milione di ettari (e così abbiamo anche le uova e possiamo fare delle bellissime frittate). Rimangono ancora 7 milioni di ettari il cui uso ci consentirebbe di impiegare varietà vegetali meno redditizie ma più resistenti alle malattie e, specialmente, di aumentare la diversificazione delle cultivar con grande vantaggio dal punto di vista del controllo dei parassiti e delle epidemie. Con questo abbiamo tralasciato ancora la produzione ittica, che richiederebbe un discorso a parte, ed il selvatico, ma c’è da dire che anche questi possono contribuire al nostro budget calorico-proteico, sia pure in misura minore.
   Insomma, lItalia, malgrado gli italiani siano veramente tanti, potrebbe garantire a tutti cibo in abbondanza, ed allora cosa ci manca? Ci mancano due cose: un insieme di regolamenti che dispongano dei territori coltivabili per il loro miglior uso e che definiscano i criteri di allevamento ed il numero di capi ammissibile in Italia, ed una corretta gestione delle risorse idriche. Ecco, le risorse idriche sono un altro punto dolente. In Italia non si è investito abbastanza in questo senso, mancano bacini di raccolta ed invasi, gli acquedotti sono vetusti e, specialmente, l’acqua viene usata nel modo sbagliato. In Italia si allevano attualmente 6 milioni di bovini, troppi per le reali esigenze del paese, e 10 milioni di suini. Questi allevamenti consumano risorse idriche in abbondanza e contribuiscono all’inquinamento dei corsi d’acqua principali con relativi fenomeni di eutrofizzazione delle alghe (così poi i tedeschi vanno in costa azzurra). Allevare meno animali significa avere più acqua per le coltivazioni  e per prevenire un fenomeno che, attualmente, sta diventando preoccupante, la desertificazione dei terreni agricoli. Anche il prelievo d’acqua per le industrie è eccessivo. Non dico che l’Italia debba diventare un paese di contadini ma, diciamocelo, potendo coltivare la terra ricavandoci uno stipendio dignitoso e senza essere costretti ad orari massacranti ed all’uso di sostanze chimiche pericolose, preferireste fare gli operai alla FIAT o i contadini? Meno industrie, quindi, magari preferendo quelle che ci consentono di esportare prodotti altamente tecnologici a quelle di bassa manovalanza e, specialmente, preferendo quelle che hanno un ridotto impatto ambientale e che non sperperano preziose materie prime, cominciando dall’acqua che, nel prossimo secolo, diventerà più preziosa del petrolio.
L'altra faccia del governo
   Siamo ancora in tempo, insomma, per un giro di boa. Possiamo ancora diventare un paese pilota, possiamo ancora essere un esempio da imitare.  Immaginiamoci una Italia autosufficiente dal punto di vista alimentare, dove una pianificazione corretta delle risorse agricole restituisce al lavoro del contadino e dell’allevatore quella dignità che in questo ultimo trentennio si è persa, dove si esporta ciò che veramente abbiamo, la nostra cultura, le bellezze artistiche e geografiche del nostro paese, i nostri vini ed i nostri formaggi, e non quello che non abbiamo, prodotti industriali che, diciamocelo, in un paese privo di materie prime e risorse energetiche da sprecare non dovrebbero essere neanche concepiti. Ed ora, se ce la siamo immaginata bene, domandiamoci se è quella l’Italia in cui vogliamo vivere, o quella attuale, quella di Berlusconi e di Monti, quella dove una manica di profittatori ci viene a raccontare che siamo dei poveri e degli inetti incapaci di autosostentarci senza aiuti esterni e, specialmente, quella in cui noi, i cittadini Italiani, i veri proprietari di questo meraviglioso paese, crediamo a queste stupidaggini e lasciamo che questa banda di banditi ci rapini, tutti i giorni, del frutto del nostro lavoro.

(1) Mi piace l'assonanza di questa frase con quella di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare: Bruto dice che Cesare era ambizioso, e Bruto è un uomo d'onore... parole vuote (quelle di Bruto intendo, cosa avete capito, non mi permetterei mai di dire che sono vuote anche quelle del nostro presidente del consiglio dei ministri, un po' di rispetto, che diamine, in fin dei conti è un uomo di una certa età, con i capelli bianchi, mica come quello prima, il nano in doppiopetto, come si chiamava pure?).
(2) Dieci chili a testa, diciamo cinque tolto lo scarto, fanno fra hamburger e bistecchine 50 porzioni da un etto l’anno, volete forse mangiare carne bovina più di una volta alla settimana? E le vostre arterie, non ci pensate alle arterie? Meno carne bovina dunque e, specialmente, carne di bovini che hanno camminato, pascolato, corso, saltato e, magari, anche tirato un carro; un po' più dura forse ma molto più saporita e con meno colesterolo.

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