giovedì 14 giugno 2012

la Virgen del Rocìo


Virgen del Rocìo
   Che la Spagna sia un paese di tradizioni cattoliche è noto. Altrettanto noto è che in Spagna, nel sud della Spagna, al cattolicesimo profondo del resto del paese si sposino tradizioni popolari più o meno antiche che uniscono alla religione la festa. 
   La festa, come la si intende in Andalusia, è una festa totale. Nessuno lavora, tutti festeggiano, la birra scorre a fiumi anche se, in
generale, è difficile vedere qualcuno
ubriaco. La gente si veste in abiti tradizionali, canta, balla, si pavoneggia in sella ad un cavallo o in carrozza. Questo succede sia che si tratti della tradizionale "feria de abril" sia che che si tratti della "semana santa". Tuttavia, per gli andalusi, è il lunedì di Pentecoste che ci si reca alla "Virgen del Rocìo". El Rocìo è un piccolo villaggio, normalmente disabitato, situato ai confini del parco nazionale della doñana, ad un centinaio di chilometri da Siviglia. Al suo interno si trova un santuario, dove si venera la Vergine. 
Processione di carretas
   Si tratta di una "ermita", destinazione cioè di "romitaggi", o processioni, che partono da tutta l'Andalusia per giungere, a piedi, a cavallo o sulle tradizionali "carretas" tirate da buoi, fino al santuario dove, su un carro adorno d'ori e trainato da buoi, l'immagine della madonna che ha percorso tutto il tragitto "saluterà" la Virgen del Rocìo.
Donne che cantano su una carreta
   Ovviamente il viaggio, che dura almeno un paio di giorni, ma spesso cinque o sei, è metà della festa. La sera ci si accampa, si balla e si beve. Il giorno si cammina, si cavalca o, al limite, si resta seduti su una carreta. Il tutto si svolge in abiti tradizionali e coinvolge interi quartieri. Così abbiamo, ad esempio, Huelva, che partecipa alla processione con una colonna di 14000 persone, o Almonte con 10000. Numeri non da ridere, anche se la maggior parte delle "Hermandades" partecipano con meno di 1000 persone, specie considerando che il loro numero varia da 100 a 120 per anno.
una delle Madonne in visita
   L'arrivo delle varie processioni al santuario, ovviamente, viene scaglionato, in modo che proceda in un continuo per tutta la giornata. Impressionante è vedere le carretas che portano le madonne in visita giungere fin davanti alla porta della chiesa, in mezzo alla folla, e girarsi per proseguire senza che ci siano mai incidenti, malgrado i buoi che le tirano non siano proprio dei campioni di intelligenza. 
Musicanti
   Anche i cavalieri sfilano davanti alla porta del santuario e mostrano la loro perizia facendo girare i cavalli e facendoli procedere di fianco, in modo che siano girati verso la Virgen del Rocìo. Tutto questo succede in mezzo alla calca esultante, mentre una voce amplificata grida degli evviva alla Madonna ai quali tutti rispondono a gran voce "viva", "guapa" o, nel caso, "guapissima".
Una bella partecipante alla processione
   Ecco, mi piace questo fatto. La Madonna non è solo l'immagine della madre di Dio, per chi si reca al Rocìo la Madonna è degna degli evviva, degli hip hip urrà e dei guapa come se fosse una star. In fin dei conti, è per lei che si festeggia no? Una festa cattolica, dunque, dove i partecipanti si pongono con  uno sguardo quasi da bambini, dove la Madonna è un personaggio tangibile al quale si chiede, del resto, di proteggere "tangibilmente" i fedeli dalle avversità. Non a caso, nella storia, la vergine del Rocìo veniva, in caso di bisogna, trasportata ad Almonte dove difendeva i cittadini dalle pestilenze, dalle invasioni, dalle carestie o da altre calamità e da dove solo al segnale di cessato pericolo veniva ricondotta alla sua dimora.
Prima pagina
   E se poi la festa è anche l'occasione, in un paese dove la povertà era di casa, per indossare l'abito buono, per bere e per dimenticarsi per un po' i problemi, che cosa c'è di male. Tanto oggi è festa e domani...domani ci penserà la Virgen.




Una signora "parada per el rocio"
Abiti tradizionali a Tomares
   Di questa festa, di questo paese, delle processioni, del caos, della atmosfera che si respira e della gente che si vede al Rocìo si potrebbe parlare ancora a lungo, ma non servirebbe comunque a far capire a chi non c'è stato cosa sia in realtà questa festa. Un consiglio, quindi, è quello di andare a Siviglia con un po' di anticipo, respirare l'atmosfera della "preparazione", visitare il Rocìo prima della festa, quando è deserto, vedere le carretas partire alla volta dell'ermita sotto il caldo cocente, e quindi recarsi di nuovo al Rocìo e vedere l'epilogo, procurandosi prima da dormire, magari nel campeggio della doñana, perchè a questa festa bere è inevitabile e la Guardia Civil, dopo una certa ora, ferma tutte le auto per fare il palloncino all'autista.

3 commenti:

  1. All'occhio del turista può sembrare interessante, ma oltre 10 anni di residenza in Spagna mi hanno fatto notare che la maggior parte di coloro che gridava "guapa" alla madonna di giorno lo diceva anche a notte fonda anche alle ragazze che lavoravano nei "clubes". Anzi, a quest'ultime era riservato un budget di spesa molto maggiore.

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    1. E che male c'é in questo? Il fatto che chiamino guapa la madonna per me è fantastico comunque.
      Ciao, Paolo.

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  2. Qual'è il problema di sottolineare il lavoro delle ragazze..chi siamo noi per giudicare i lavori altrui ..perchè il fatto di menzionarlo come se fosse un dettaglio interessante o fuori dal comune non va bene. Ognuno è libero di lavorare dove vuole non vedo cosa c'entra tirarlo fuori o meno...se fossero state donne delle pulizie o commesse avrebbe fatto differenza?
    Troppo pregiudizio in questo mondo

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