lunedì 4 giugno 2012

un colpo di genio

la cattedrale di Cadice (la birra costa un euro)
   L'Italia è il paese più ricco, penso, di reperti storici, di opere d'arte e di luoghi da visitare del mondo. Ho conosciuto australiani ed americani che mi parlavano di Venezia e di Firenze con le lacrime agli occhi e di come avrebbero voluto visitare l'Italia almeno una volta nella vita; ho visto giapponesi ordinatissimi, nella loro divisa da turista, fotografare diligentemente villa Borghese dal primo all'ultimo mattone; ho sentito il cicaleccio dei cinesi eccitati di fronte al Colosseo, loro che hanno la grande muraglia e l'esercito di terracotta ma che, evidentemente, sono attratti lo stesso dai gladiatori e dai finti centurioni romani. Tuttavia c'è stato un periodo in cui tutta l'Europa era parte dell'impero romano ed i resti romani non sono poi così rari negli altri paesi. Prima dei romani, poi, ci sono stati greci, fenici ed altri ancora e le coste mediterranee sono piene dei loro insediamenti. Per questo anche fuori dall'Italia si fa il
possibile per attirare i turisti, offrendo alternative alle classiche città d'arte come Roma, Venezia, Napoli, Ravenna, Siena, Viterbo, Pisa o Firenze e, se anche è vero che in queste ultime si possono trovare più opere d'arte per metro quadro che in qualsiasi altra parte del mondo, non è che per questo si possano ignorare bellamente le necessità del turista, specialmente quando si scopre che in luoghi come Cadice, sperduti all'estremo Sud dell'Europa, ci surclassano facilmente in termini di visitabilità e servizi.
   Cadice si trova su di un istmo, è una città lunga e stretta, completamente circondata dal mare ed unita alla terra ferma per mezzo di due ponti. Quando si arriva conviene proseguire in macchina fino ad essere quasi in centro, e parcheggiare nel parcheggio sotterraneo della stazione. Uscendo dal parcheggio ci si trova di fronte ad un giardinetto, con alcune panchine in ombra che, dopo l'aria condizionata dell'auto, sono ottime per acclimatarsi alla temperatura quasi africana della città, ed un gabbiotto per le informazioni turistiche. Lì si possono prendere, come nella maggior parte delle città dell'Andalusia, le mappe turistiche gratuite, dove sono indicati alcuni possibili percorsi di visita. Ecco allora che mentre il vostro corpo si abitua alla temperatura esterna potete iniziare a scegliere il percorso da seguire: verde, viola, rosso o blu, a seconda del tempo a disposizione per la visita e delle vostre preferenze. Poi, muniti di mappa e seguendo il percorso indicato, si comincia la visita. Ora, tenete presente che Cadice non è poi così minuscola e che ci sono cose da vedere, come la "puerta de tierra", che non sono proprio in centro. Ed ecco allora che, con un colpo di genio, l'ente di promozione del turismo vi viene in aiuto. ".
la riga verde guida i tuoi passi
   Si, proprio così, avete capito bene. Non avrete bisogno di complicati ragionamenti per orientare la mappa basandovi sulla posizione del sole o sui nomi delle strade e delle piazze, basta che guardiate per terra e vedrete che qualcuno, con un pennello ed un po' di vernice colorata, ha già segnato il vostro percorso in modo che non possiate sbagliarvi e, specialmente, in modo che, quando si è in comitiva, anche chi è rimasto eventualmente indietro possa raggiungere gli altri con sicurezza.
   Mica male no, bastava pensarci, ma per pensarci occorre che chi si occupa di promozione del turismo abbia ben chiaro che il turista, con la sua visita, porta del denaro che, fra le altre cose, serve proprio per pagare il suo stipendio. Del resto, basta guardare i resti di Italica, la città di Adriano, fondata da Scipione l'Africano dove oggi si trova Santiponce, uno dei pueblos blancos che circondano Siviglia, per rendersi conto che c'è modo e modo di sfruttare i reperti storici. C'è quello italiano, che prevede di non fare nulla nel timore di sbagliare, lasciando che i ruderi si degradino nel tempo o, all'estremo opposto, di tutelarli nel modo più costoso, spendendo una valanga di soldi per poi, alla fine, renderli assolutamente non fruibili nel dubbio che si possano rovinare, e c'è quello spagnolo, del compromesso. I ruderi vengono sanati, per quanto possibile, cercando di prevenire il degrado e, nel caso, ne vengono ricostruite alcune parti in modo da rendere più viva la visita, senza per questo perderne l'accessibilità. Nell'anfiteatro d'Italica, una sorta di colosseo in piccolo, anche se non più di tanto, si può girare liberamente. Le gallerie di servizio, anzi, sono un ottimo luogo dove fermarsi, al riparo dalla temperatura esterna, a leggere la guida. Non si può, ovviamente, calpestare i pavimenti a mosaico della casa degli uccelli, ma si può entrare fra le mura delle case, visitare le stanze e rendersi conto di come vivevano questi romani di Iberia. E del resto in tutta l'Andalusia si ha la sensazione che la "Junta de Andalucia", con i soldi della comunità economica europea, abbia fatto un ottimo lavoro, rendendo questa regione un gioiello da visitare alla portata del turista più sprovveduto.
   Ecco, questo mi fa una gran rabbia. Non il fatto che in Andalusia tutto funzioni bene per il turista, anzi, questo mi fa molto piacere, ma il fatto che in Italia non sia così. Ma come, noi che abbiamo mille cose più di loro da vedere, noi che abbiamo città intere che vivono di turismo, noi che ci vantiamo, a torto o a ragione, di vivere in quella che è stata la culla della civiltà, noi non siamo capaci di accogliere il turista per quello che è: qualcuno che ci porta benessere. Qualcuno, cioè, da rendere felice e, in cambio, da sfruttare. Un cambio equo che, credo, sarebbe vantaggioso per entrambi.
   Ed è ora, se non è già troppo tardi, che si faccia qualcosa in questo senso, prima che i turisti decidano che poi, in fondo, a Italica si può vedere qualcosa che somiglia molto al colosseo. E' più piccolo, certo, però si può guardare molto più da vicino e, alla fine, la differenza non è poi esagerata. Attenzione, ci hanno tolto l'agricoltura, dicendo che l'Italia è un paese industriale. Ci hanno tolto l'industria, anzi, per la verità non l'abbiamo mai avuta, visto che non abbiamo né le materie prime né l'energia, diamoci da fare prima che ci tolgano anche il turismo o finiremo  tutti agli angoli delle strade col cappello in mano. Certo che sarebbe la strada per una maggior integrazione... come dire che se gli extracomunitari non vogliono diventare come noi, possiamo sempre diventare noi come loro.

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