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A delicate sound of thunder |
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A momentary laps of reason |
E' un disco un po' speciale, sulla copertina, l'etichetta del prezzo in fiorini, mi ricorda che l'ho comprato tanti anni fa a Schiphol, l'aereoporto di Amsterdam, spendendo gli ultimi dollari di ritorno da un viaggio in Venezuela. Bel viaggio, bei ricordi e bella musica. Volume non troppo alto, torno al mio PC e subito l'incipit di "shine on you crazy diamonds" mi assale. Ok, ci ho provato, ma non c'è verso di lavorare oggi. In fondo è domenica, mollo il PC e mi siedo sul divano. Ascolto e, intanto, rifletto sulle particolarità dei Pink Floyd, che li hanno portati ad essere una delle maggiori Rock Band dell'epoca d'oro e che, ancora oggi, fanno si che restino assolutamente godibili.
Forse la chitarra di Gilmour? Bè, indubbiamente è bravo, anzi, bravissimo, ma non è certo l'unico al mondo a saper tenere in mano una Fender no? Allora è il loro modo di fare musica, mischiando suonini, strumenti musicali e voce? Bello, certo, ma non basta. Le voci? I testi? Tutto ottimo ma no, non basta ancora. Ci rifletto ancora, sulle note di "The dogs of war", e mi torna in mente il concerto di Modena. Ricordo l'enorme macchina scenica, e come tutto si incastrava alla perfezione. Poi mi viene in mente anche il concerto di Berlino e, finalmente, una risposta.
Non la verità certa, non l'unica risposta sicuramente ma, per me, quello che ha veramente fatto dei Pink Floyd i Pink Floid, assieme alle doti di Nick Mason, di Syd Barrett, di David Gilmour, di Bob Klose, di Roger Waters e di Richard Wright, è la professionalità. Non c'è niente da fare, il genio non basta, ci vogliono anche mestiere e professionalità e, in questo, gli americani ci battono di diverse lunghezze. Per loro lo spettacolo è una industria, e deve essere gestita come tale.
Ed allora, sperando che un giorno le cose cambino anche da noi e che i nostri geni locali, che certo non mancano, vengano messi in condizione di dare il meglio di sè, per ora mi godo i vecchi Pink Floyd, pensando ad un inverno trascorso in giro per il Sud America.
Ed allora, sperando che un giorno le cose cambino anche da noi e che i nostri geni locali, che certo non mancano, vengano messi in condizione di dare il meglio di sè, per ora mi godo i vecchi Pink Floyd, pensando ad un inverno trascorso in giro per il Sud America.
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